MAMA AFRICA
LEGGI ITALIANE IN MATERIA DI ADOZIONE
GUIDA ALL'ADOZIONE
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LEGGE 476 DEL 31-12-98
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ENTI ACCREDITATI ALLE ADOZIONI INTERNAZIONALI
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PROGETTO MAMA AFRICA
Chi siamo
Il nostro progetto nasce dall’incontro di un gruppo di persone che si sono incontrate nell’ambito di esperienze di adozione: tra noi ci sono genitori adottivi, figli adottivi, professionisti che si occupano a vario titolo di adozione.
In tutto siamo una ventina di persone coadiuvate da professionisti di supporto (medici pediatri, psicologi, pedagogisti, avvocati, educatori, formatori, esperti di cooperazione allo sviluppo….)
Il nostro intento è di divenire a breve un ente autorizzato ad accompagnare le coppie nel percorso adottivo in paesi africani. I tempi previsti per la effettiva operatività sono quelli di legge, dato che la richiesta di iscrizione all’albo degli enti autorizzati ha cadenze fisse e la prossima sarà nel gennaio 2005.
Fino ad allora perfezioneremo l’intero impianto e continueremo nell’opera già intrapresa di conoscenza approfondita delle realtà (dell’infanzia abbandonata, sociali, normative…) dei paesi in cui intendiamo operare, nella permanente formazione dei referenti all’estero, nei rapporti con le rappresentanze diplomatiche italiane.
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La normativa italiana che regolamenta le adozioni (vd. Tabella “riferimenti normativi”) ha, nel 2001, recepito la Convenzione de L’Aia sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale, evidenziandone i principi ispiratori e perfezionandone le indicazioni operative.
In particolare i cardini della Convenzione sono:
· operare nell’esclusivo interesse del minore a cui si riconosce il diritto di crescere in una famiglia
· la definizione di adozione internazionale come extrema ratio, laddove non sia per un bambino possibile vivere in famiglia nel proprio paese
· il principio di sussidiarietà, ovvero “prendersi cura”, tramite progetti mirati di cooperazione allo sviluppo, dell’infanzia nei paesi di provenienza dei bambini
La legge italiana, in attuazione a questi principi, ha previsto la nascita di Enti Autorizzati all’adozione internazionale coordinati da un organismo di controllo, la Commissione per le Adozioni Internazionali; organo preposto anche alla promulgazione delle Linee Guida per gli Enti Autorizzati e degli aggiornamenti annuali alle L.G. (vd. www.commissioneadozioni.it)
2. Riferimenti normativi in materia di adozione
Legge 28 marzo 2001, n. 149
Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, recante «Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori», nonché al titolo VIII del libro primo del codice civile" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 96 del 26 aprile 2001
Legge 31 dicembre 1998, n. 476
"Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale, fatta a L’Aja il 29 maggio 1993. Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in tema di adozione di minori stranieri" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 8 del 12 gennaio 1999
Decreto del Presidente della Repubblica 1 dicembre 1999, n. 492
Regolamento recante norme per la costituzione, l’organizzazione e il funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali, a norma dell’articolo 7, commi 1 e 2, della legge 31 dicembre 1998, n.476
Convenzione sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale fatta a L’Aja il 29 maggio 1993
Legge 4 maggio 1983, n.184
Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori
Attualmente in Italia ci sono 68 Enti Autorizzati, che operano in una trentina di paesi, tra i quali spicca la quasi totale mancanza dei paesi africani.
Dato il già alto numero di Enti Autorizzati, la prospettiva di un nuovo ente autorizzato ha ragione solo nella misura in cui si riesca effettivamente a configurare come “nuovo”.
In tal senso la novità della nostra proposta si definisce sia nell’intento di lavorare nel continente africano, sia nei fondamenti teorici.
Mama Africa è qualcosa di più di un nome. È la sintesi programmatica del nostro intento e dei presupposti che ci animano.
Dall’Africa vennero i primi uomini e in questo senso sottolineiamo il rapporto di filiazione dell’umanità intera con la madre Africa, ai giorni nostri martoriata da guerre, fame, siccità...
Allo stesso modo, e ancor più direttamente, l’Africa è comunque la madre dei bambini che in virtù del nostro lavoro speriamo potranno trovare una famiglia capace non solo di accoglierli e amarli come ogni bambino merita, ma anche di coltivare con orgoglio e consapevolezza il legame del bambino con la terra da cui proviene.
L’acronimo di Mama Africa (e gli acronimi, per qualche ragione misteriosa, sono molto usati nel riferirsi agli enti autorizzati), inoltre, ci sembra significativo. “MA” è quello che ne esce, è una particella non oppositiva, bensì di consapevolezza, e di voglia di mettersi in gioco per realizzare i progetti in un modo un po’ diverso, da un’altra prospettiva.
Da un punto di vista strettamente personale, tutti i componenti del nostro gruppo sono intimamente legati al continente africano: alcuni di noi sono genitori di bambini nati in Africa, altri ne sono profondi conoscitori per esperienze personali e professionali.
Sottolineiamo inoltre il fatto che le Linee Guida per gli enti autorizzati promulgati dalla CAI nel gennaio scorso, auspicano da un lato la nascita di nuovi enti che si rivolgano ai paesi africani e dall’altro consigliano agli enti tutti di concentrarsi su paesi dello stesso continente al fine di una migliore conoscenza della zona e di migliori strategie di intervento. Lo scopo ultimo resta sempre quello di far sì che le coppie adottive siano quanto più possibile consapevoli anche del retaggio culturale dei bambini che vanno ad accogliere.
In quest’ottica noi recepiamo in pieno le indicazioni della Commissione.
Siamo sostenitori del diritto di ciascun bambino (vd. Convenzione de L’Aia) a una famiglia e questo resta lo scopo ultimo del nostro ente: permettere a bambini che ne sono privi di trovare la famiglia migliore possibile per loro.
In particolare sottolineiamo il carattere “etico” dell’intero impianto del nostro progetto, definito in termini di reperimento e uso delle risorse materiali e valorizzazione delle risorse non-materiali.
La nostra scelta è di spendere i denari non nell’abbellimento di sedi sfarzose o in attività pubblicitarie tout-court, bensì nel corrispondere stipendi dignitosi a chi lavora per noi (sia in Italia che all’estero); nel sostenere il più possibile attività di sussidiarietà e nel mantenere comunque un carattere di sobrietà e sostenibilità anche nelle piccole e nelle minime scelte .
Il reperimento dei fondi necessari alle attività dell’ente sarà governato dalla medesima idea: finanziamenti da istituti di finanza etica, attività di autosovvenzionamento (dai convegni a mercatini equo-solidali a qualsiasi altra attività in linea con i nostri principi, non ultimo l’investimento di nostre personali capacità e tempo)…
Particolare rilevanza ha la trasparenza massima di ogni cosa facciamo, e la possibilità per le coppie di contattarci con facilità.
Prevediamo l’allestimento di un sito internet in cui sia facile capire chi siamo e cosa facciamo e in cui ci sia un servizio gratuito di informazioni e un’area (forum) per le coppie ove possano tenersi in contatto, condividere esperienze, avere informazioni rapide (ad esempio sugli adempimenti burocratici, fac-simile di documenti eccetera). Nello stesso sito e in tal prospettiva pubblicheremo il nostro protocollo metodologico in modo che sia chiaro e conosciuto il nostro modus operandi e, ancor più, il senso e il fondamento ideale e concettuale del nostro progetto.
Consci che la riuscita di un’adozione è direttamente proporzionale al grado di consapevolezza delle coppie, abbiamo in mente un protocollo di formazione molto dettagliato.
Nel corso degli ultimi tre anni, dall’entrata in vigore della nuova normativa (L.149/2001) molte cose sono cambiate: le Regioni stanno attuando i loro protocolli informativi e formativi per le coppie che intendano intraprendere questo cammino. Questo ha portato, e porterà vieppiù, maggior preparazione nelle delle coppie, e attenzione delle medesime alle implicazioni e alle problematiche relative all’accoglienza di un bambino nato da altri che diventi figlio per adozione.
Di conseguenza anche le competenze degli Enti Autorizzati e gli ambiti formativi si devono modificare. In particolare da parte delle coppie è sempre più sentita la necessità di una formazione “mirata”, rivolta alla definizione del loro progetto, relativa alla cultura di origine del bambino che verrà.
La nostra idea di formazione ha duplice orientamento: l’uno relativo alle coppie per accompagnarle alla scoperta e alla conoscenza del paese di provenienza del bambino, guidarle nel divenire famiglia “colorata” e metterle in contatto con il territorio in cui vivono anche attraverso la conoscenza delle comunità africane che lo abitano, in una prospettiva di accoglienza e vera integrazione. Anzi, interazione.
Il secondo orientamento è autoformativo: non possiamo essere efficaci e utili se non siamo “in cammino”.
Incontrare il proprio figlio in un paese lontano, diventare famiglia senza conoscersi ancora, è più di un semplice viaggio. È “IL viaggio”, occasione di scoperta e di immersione in un mondo che da quel momento diventerà patrimonio familiare.
È altresì l’occasione per accostarsi all’Africa con rispetto e attenzione: per questo intendiamo proporre alle coppie una sistemazione alternativa ai lussuosi alberghi per europei (di proprietà europea), tanto stridenti con il contesto in cui sorgono. In parallelo, intendiamo proporre itinerari di scoperta del luogo che mostrino i lati speciali e che facciano verificare alle coppie le modalità operative dell’ente in loco.
È, infatti, uno dei compiti degli E.A. l’attività di sussidiarietà così come descritta nella Convenzione. Consideriamo doverosa l’attenzione ai bambini che in quei Paesi resteranno, bambini che sono stati la famiglia dei nostri figli, bambini a cui dobbiamo rispetto e cura.
I progetti che intendiamo promuovere non sono grandi opere, ma piccoli contributi concreti e utili.
Il rientro a casa e la costruzione di una nuova famiglia sono certo momenti privati. Tuttavia sapere che esiste intorno a noi una rete di famiglie che condividono l’esperienza e una struttura (l’Ente, appunto) di supporto ed essere consapevoli che sia con l’una che con l’altro i legami sono sicuri e forti di una lunga frequentazione, è di grande aiuto.
Solo vivere l’adozione come una modalità “normale” di costituire una famiglia, renderà l’adozione stessa, appunto, “normale”.
3. Il percorso adottivo con noi
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7.Formazione permanente
6.Il viaggio
5. Preparare il viaggio
4.Procedura adottiva
3.Formazione
2. Conoscenza reciproca
1.Primo contatto
Il percorso adottivo con noi
1. Primo contatto
4. Modalità del primo contatto tra E.A. e coppie
Entrare in contatto
Sito Internet
Iniziative sul territorio
Albo degli Enti Autorizzati
Corsi per le coppie
Incontri e conferenze
Altro
Attività autofinanziamento
Attività varie
Oltre ai canali tradizionali in cui si viene a conoscere l’esistenza di un E.A. e la sua operatività, c’è una sola forma di “pubblicità” che ci interessa: il passaparola di coloro che condividono il nostro approccio.
La sobrietà che ci siamo prefissi come punto di partenza e come obiettivo, ci chiede di escogitare sistemi di autofinanziamento: vorremmo così contribuire a mantenere i costi contenuti, in modo da non gravare esageratamente sulle coppie e da poter utilizzare quanto più risorse possibile ai progetti di sussidiarietà.
Un esempio di attività di autofinanziamento potrebbe essere l’allestimento di mercatini di prodotti artigianali, reperiti secondo le regole del commercio equo e solidale, magari in parallelo con un progetto di sostegno ai produttori.
Altre attività potrebbero consistere nell’organizzazione di incontri, feste, eventi artistici e musicali….
2. Conoscenza reciproca
Dare alle coppie quante più informazioni possibile sulla propria struttura, il proprio modus operandi (scheda metodologica), sui progetti di sussidiarietà in atto o in divenire, sulle procedure dei paesi eccetera; è responsabilità di un E.A. che, in quanto incaricato di un servizio pubblico, è tenuto alla massima trasparenza.
Intendiamo avvalerci anche di materiale di supporto, cartaceo (dispense e fascicoli), informatico (il sito internet) e audiovisivo (fotografie, filmati….).
La conoscenza approfondita delle coppie, in momenti successivi e in ambiti e circostanze serene, sarà di fondamentale importanza per poter costituire un dossier quanto più articolato e preciso sulla coppia stessa (e di concerto con lei) allo scopo di conoscerne il contesto in cui vive e in cui si relaziona e le disponibilità all’accoglienza. Il lavoro si configura come un approfondimento della relazione psico-sociale redatta dai servizi sociali in fase di istruttoria; ha tuttavia un taglio più mirato a individuare per quale bambino la coppia possa essere “la migliore possibile”(L.149/2001). Il dossier costituito servirà alla Autorità straniera per procedere a un abbinamento consapevole.
Non si tratta in alcun caso di un proseguimento dell’istruttoria, bensì, appunto, di conoscenza reciproca.
3. Formazione
Definiamo formazione l’insieme dei percorsi psicologici e culturali attraverso che ci portano all’accoglienza proficua e serena di un bambino africano.
6. Finalità della formazione
1.ACCOGLIERE L’AFRICA
3. PREPARARSI ALL’INCONTRO
4.PREPARARSI AL RIENTRO
2.CONOSCERE IL PAESE
Abbiamo rappresentato con un diagramma a ciclo continuo le finalità del percorso di formazione perché una famiglia (e ciascun essere umano) è un organismo vivo e vitale, che vive un processo (nel senso letterale di percorso in avanti) e in cui le relazioni tra gli individui sono in continuo divenire.
Da qui la necessità di ripensare anche le relazioni con il paese di origine del bambino man mano che questi cresce e ri-costruisce la sua storia.
7. Strumenti della formazione
Il percorso che pensiamo, non si esaurisce in un paio di fine settimana. Abbisogna di tempo, di fiducia reciproca e di spazio per la riflessione personale.
La sempre troppo lunga attesa prima dell’abbinamento è per eccellenza il periodo deputato a ciò, una preparazione profonda, partecipata, sostenuta dalla presenza di altre coppie, all’incontro con il bambino.
I momenti partecipati, in un clima disteso sono importanti. La fiducia reciproca e la sensazione di trovarsi “tra amici” che provano le stesse emozioni, la stessa paura, lo stesso entusiasmo possono veramente essere di grande aiuto.
Riteniamo importante il mantenimento del legame del bambino con la cultura da cui proviene, in ottica non folcloristica, ma di profonda accettazione: questi bambini sono il ponte per un’Italia multiculturale e accogliente. In quest’ottica, particolare attenzione poniamo alla formazione delle coppie, formazione mirata alla conoscenza anche in dimensione esperienziale del background del paese di destinazione. Pensiamo a un pool di formazione itinerante (costituito sia da professionisti che da personale dell’ente) che si avvalga della collaborazione di coppie “referenti” sul territorio nazionale.
La presenza di queste coppie, o meglio famiglie, adottive immerse nella realtà in cui le coppie in itinere vivono ci pare una grande risorsa: a costoro sarà affidato il compito del contatto personale e della relazione proficua con quanto presenta il territorio, comprese le comunità africane ivi residenti, allo scopo di creare una rete di famiglie accoglienti, di mantenere la possibilità per i bambini di considerare la loro storia “normale” e di potersi anche ritrovare nei volti e nei colori che li caratterizzano.
Le famiglie di riferimento, poi, sono il supporto organizzativo degli incontri di formazione, tenuti a cura della équipe di formazione (formata da un pool di professionisti –psicologi, medici pediatri….- e dal responsabile per le procedure adottive e da altri componenti dell’ente), équipe “itinerante”, appunto.
Così intendiamo essere un ente che si avvicina e non una meta lontana.
4. Procedura adottiva
Lo svolgimento della procedura adottiva avviene in sinergia con i referenti e gli avvocati nei Paesi.
Ciascun Paese ha una sua normativa in materia di adozione, normativa che, ovviamente, va rispettata.
Insieme alle coppie si individuerà la destinazione opportuna (alcuni Paesi, ad esempio, prevedono limitazioni, ad esempio riguardo l’età dei coniugi o il numero di anni di matrimonio, o la presenza di figli eccetera).
La preparazione dei documenti sarà curata dalle coppie.
L’ente sta già intessendo una rete di buone relazioni con le Ambasciate italiane nei Paesi, in modo che all’arrivo delle coppie lo spazio lasciato alle incertezze sia minimo.
Allo stesso modo cureremo i contatti con le rappresentanze diplomatiche dei Paesi in Italia.
Inoltre massima cura abbiamo riposto nella scelta dei referenti nei Paesi, tutte persone di fiducia perché con loro ci sono rapporti pregressi di conoscenza e stima.
8. Procedura adottiva
adozione
Proposta di abbinamento
Lavoro dei referenti all’estero
Preparazione e invio documenti
5. Preparare il viaggio
9. Preparazione al viaggio
Particolare rilevanza hanno:
¨ La predisposizione di strutture di “accoglienza sostenibile” (anche finanziate tramite microcredito), a cura di piccoli gruppi di donne nei Paesi. Strutture al tempo stesso “protette” (data la delicatezza del momento di incontro con il bambino) e “immerse” nel contatto con persone del luogo.
¨ Il sostegno logistico presso gli uffici del Paese
¨ L’organizzazione della permanenza
¨ La proposta di itinerari di “turismo sostenibile”
6. Il viaggio
Vogliamo proporre una particolare forma di viaggio adottivo. Nel momento delicatissimo della nascita di una famiglia rinnovata e dell’incontro che cambierà la vita di almeno tre persone, un po’ di cautela è necessaria. Al tempo stesso ci si trova a vivere un’esperienza unica, in cui ogni particolare che si imprime nel ricordo assume la valenza di memoria personale, destinata a divenire storia di famiglia.
Nostro obiettivo è poter accompagnare le coppie a conoscere il loro bambino proponendo la permanenza nel paese in ottica nuova.
Essere accolti in una struttura più “africana”, gestita da donne del posto organizzate nell’ospitare famiglie in modo sostenibile (cura della casa, preparazione dei pasti eccetera) e al tempo stesso protetto dal viavai di un albergo e nel rispetto della delicatezza del momento che la famiglia vive, ci sembra una buona proposta. Al contempo sarebbe positiva la visita delle coppie ai luoghi in cui l’ente lavora, in particolare dove sono in atto (o conclusi o in fieri) progetti di sussidiarietà.
10. Obiettivi del viaggio
Viaggio adottivo
Incontrare il bambino
Conoscere il paese
Visitare i progetti di sussidiarietà
7. Formazione permanente
Siamo consapevoli che il progetto che ci proponiamo di realizzare è ambizioso.
A nostro attivo abbiamo la grande disponibilità di ciascuno di noi e di molti altri che, mossi dallo stesso entusiasmo, hanno offerto la loro collaborazione.
Far sì che con il nostro impegno un bambino possa finalmente essere accolto nelle braccia (e soprattutto nel cuore e nella vita) di una mamma e di un papà, è un sogno che speriamo di realizzare.
Un sogno faticoso, impegnativo, che, nonostante le difficoltà operative e i passaggi burocratici, non deve divenire mero “lavoro d’ufficio”, per quanto efficiente.
Ecco perché importanti per noi sono due aspetti:
- un progetto di formazione permanente, di autoformazione aperto alle coppie che hanno già concluso l’iter adottivo, secondo le modalità già messe in atto in tutta la formazione (approfondimenti + supporto professionale + rete di famiglie)
- una costante attività di confronto e studio. Nostro proposito è condividere, tramite pubblicazioni, convegni, studi…., il divenire delle nostre riflessioni
Concludiamo questa nostra presentazione con un “particolare” affatto sostanziale: il motivo di tutto questo.
Ci piace ricordare che adozione significa “scelta, avvicinamento volontario a”.
L’esperienza di adozione che ciascuna delle nostre famiglie ha vissuto e sta vivendo, è diventata decisiva per noi.
Attendere questi nostri figli ha suscitato in noi molto più di quello che osassimo immaginare: accanto alla gioia e alla trepidazione (spesso non disgiunta da timori e abbattimenti di umore) che accompagnano sempre l’attesa di un figlio, è sbocciata un’apertura nuova.
Il desiderio che anima tutti noi non è di aiutare bambini in difficoltà e neppure di compiere un mero atto di giustizia: è piuttosto l’espressione appassionata di un grande onore che abbiamo ricevuto.
In ultima analisi solo questo vorremmo accadesse: un mondo in cui il sinonimo di famiglia sia accoglienza, in qualunque forma.
Mariangela Montelli e la grande squadra di Mama Africa
Chi siamo
Il nostro progetto nasce dall’incontro di un gruppo di persone che si sono incontrate nell’ambito di esperienze di adozione: tra noi ci sono genitori adottivi, figli adottivi, professionisti che si occupano a vario titolo di adozione.
In tutto siamo una ventina di persone coadiuvate da professionisti di supporto (medici pediatri, psicologi, pedagogisti, avvocati, educatori, formatori, esperti di cooperazione allo sviluppo….)
Il nostro intento è di divenire a breve un ente autorizzato ad accompagnare le coppie nel percorso adottivo in paesi africani. I tempi previsti per la effettiva operatività sono quelli di legge, dato che la richiesta di iscrizione all’albo degli enti autorizzati ha cadenze fisse e la prossima sarà nel gennaio 2005.
Fino ad allora perfezioneremo l’intero impianto e continueremo nell’opera già intrapresa di conoscenza approfondita delle realtà (dell’infanzia abbandonata, sociali, normative…) dei paesi in cui intendiamo operare, nella permanente formazione dei referenti all’estero, nei rapporti con le rappresentanze diplomatiche italiane.
- Struttura dell’E.A.
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- Riferimenti di legge
La normativa italiana che regolamenta le adozioni (vd. Tabella “riferimenti normativi”) ha, nel 2001, recepito la Convenzione de L’Aia sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale, evidenziandone i principi ispiratori e perfezionandone le indicazioni operative.
In particolare i cardini della Convenzione sono:
· operare nell’esclusivo interesse del minore a cui si riconosce il diritto di crescere in una famiglia
· la definizione di adozione internazionale come extrema ratio, laddove non sia per un bambino possibile vivere in famiglia nel proprio paese
· il principio di sussidiarietà, ovvero “prendersi cura”, tramite progetti mirati di cooperazione allo sviluppo, dell’infanzia nei paesi di provenienza dei bambini
La legge italiana, in attuazione a questi principi, ha previsto la nascita di Enti Autorizzati all’adozione internazionale coordinati da un organismo di controllo, la Commissione per le Adozioni Internazionali; organo preposto anche alla promulgazione delle Linee Guida per gli Enti Autorizzati e degli aggiornamenti annuali alle L.G. (vd. www.commissioneadozioni.it)
2. Riferimenti normativi in materia di adozione
Legge 28 marzo 2001, n. 149
Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, recante «Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori», nonché al titolo VIII del libro primo del codice civile" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 96 del 26 aprile 2001
Legge 31 dicembre 1998, n. 476
"Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale, fatta a L’Aja il 29 maggio 1993. Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in tema di adozione di minori stranieri" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 8 del 12 gennaio 1999
Decreto del Presidente della Repubblica 1 dicembre 1999, n. 492
Regolamento recante norme per la costituzione, l’organizzazione e il funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali, a norma dell’articolo 7, commi 1 e 2, della legge 31 dicembre 1998, n.476
Convenzione sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in materia di adozione internazionale fatta a L’Aja il 29 maggio 1993
Legge 4 maggio 1983, n.184
Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori
Attualmente in Italia ci sono 68 Enti Autorizzati, che operano in una trentina di paesi, tra i quali spicca la quasi totale mancanza dei paesi africani.
Dato il già alto numero di Enti Autorizzati, la prospettiva di un nuovo ente autorizzato ha ragione solo nella misura in cui si riesca effettivamente a configurare come “nuovo”.
In tal senso la novità della nostra proposta si definisce sia nell’intento di lavorare nel continente africano, sia nei fondamenti teorici.
- Perché l’Africa
Mama Africa è qualcosa di più di un nome. È la sintesi programmatica del nostro intento e dei presupposti che ci animano.
Dall’Africa vennero i primi uomini e in questo senso sottolineiamo il rapporto di filiazione dell’umanità intera con la madre Africa, ai giorni nostri martoriata da guerre, fame, siccità...
Allo stesso modo, e ancor più direttamente, l’Africa è comunque la madre dei bambini che in virtù del nostro lavoro speriamo potranno trovare una famiglia capace non solo di accoglierli e amarli come ogni bambino merita, ma anche di coltivare con orgoglio e consapevolezza il legame del bambino con la terra da cui proviene.
L’acronimo di Mama Africa (e gli acronimi, per qualche ragione misteriosa, sono molto usati nel riferirsi agli enti autorizzati), inoltre, ci sembra significativo. “MA” è quello che ne esce, è una particella non oppositiva, bensì di consapevolezza, e di voglia di mettersi in gioco per realizzare i progetti in un modo un po’ diverso, da un’altra prospettiva.
Da un punto di vista strettamente personale, tutti i componenti del nostro gruppo sono intimamente legati al continente africano: alcuni di noi sono genitori di bambini nati in Africa, altri ne sono profondi conoscitori per esperienze personali e professionali.
Sottolineiamo inoltre il fatto che le Linee Guida per gli enti autorizzati promulgati dalla CAI nel gennaio scorso, auspicano da un lato la nascita di nuovi enti che si rivolgano ai paesi africani e dall’altro consigliano agli enti tutti di concentrarsi su paesi dello stesso continente al fine di una migliore conoscenza della zona e di migliori strategie di intervento. Lo scopo ultimo resta sempre quello di far sì che le coppie adottive siano quanto più possibile consapevoli anche del retaggio culturale dei bambini che vanno ad accogliere.
In quest’ottica noi recepiamo in pieno le indicazioni della Commissione.
- Il nostro progetto adottivo
Siamo sostenitori del diritto di ciascun bambino (vd. Convenzione de L’Aia) a una famiglia e questo resta lo scopo ultimo del nostro ente: permettere a bambini che ne sono privi di trovare la famiglia migliore possibile per loro.
In particolare sottolineiamo il carattere “etico” dell’intero impianto del nostro progetto, definito in termini di reperimento e uso delle risorse materiali e valorizzazione delle risorse non-materiali.
La nostra scelta è di spendere i denari non nell’abbellimento di sedi sfarzose o in attività pubblicitarie tout-court, bensì nel corrispondere stipendi dignitosi a chi lavora per noi (sia in Italia che all’estero); nel sostenere il più possibile attività di sussidiarietà e nel mantenere comunque un carattere di sobrietà e sostenibilità anche nelle piccole e nelle minime scelte .
Il reperimento dei fondi necessari alle attività dell’ente sarà governato dalla medesima idea: finanziamenti da istituti di finanza etica, attività di autosovvenzionamento (dai convegni a mercatini equo-solidali a qualsiasi altra attività in linea con i nostri principi, non ultimo l’investimento di nostre personali capacità e tempo)…
Particolare rilevanza ha la trasparenza massima di ogni cosa facciamo, e la possibilità per le coppie di contattarci con facilità.
Prevediamo l’allestimento di un sito internet in cui sia facile capire chi siamo e cosa facciamo e in cui ci sia un servizio gratuito di informazioni e un’area (forum) per le coppie ove possano tenersi in contatto, condividere esperienze, avere informazioni rapide (ad esempio sugli adempimenti burocratici, fac-simile di documenti eccetera). Nello stesso sito e in tal prospettiva pubblicheremo il nostro protocollo metodologico in modo che sia chiaro e conosciuto il nostro modus operandi e, ancor più, il senso e il fondamento ideale e concettuale del nostro progetto.
Consci che la riuscita di un’adozione è direttamente proporzionale al grado di consapevolezza delle coppie, abbiamo in mente un protocollo di formazione molto dettagliato.
Nel corso degli ultimi tre anni, dall’entrata in vigore della nuova normativa (L.149/2001) molte cose sono cambiate: le Regioni stanno attuando i loro protocolli informativi e formativi per le coppie che intendano intraprendere questo cammino. Questo ha portato, e porterà vieppiù, maggior preparazione nelle delle coppie, e attenzione delle medesime alle implicazioni e alle problematiche relative all’accoglienza di un bambino nato da altri che diventi figlio per adozione.
Di conseguenza anche le competenze degli Enti Autorizzati e gli ambiti formativi si devono modificare. In particolare da parte delle coppie è sempre più sentita la necessità di una formazione “mirata”, rivolta alla definizione del loro progetto, relativa alla cultura di origine del bambino che verrà.
La nostra idea di formazione ha duplice orientamento: l’uno relativo alle coppie per accompagnarle alla scoperta e alla conoscenza del paese di provenienza del bambino, guidarle nel divenire famiglia “colorata” e metterle in contatto con il territorio in cui vivono anche attraverso la conoscenza delle comunità africane che lo abitano, in una prospettiva di accoglienza e vera integrazione. Anzi, interazione.
Il secondo orientamento è autoformativo: non possiamo essere efficaci e utili se non siamo “in cammino”.
Incontrare il proprio figlio in un paese lontano, diventare famiglia senza conoscersi ancora, è più di un semplice viaggio. È “IL viaggio”, occasione di scoperta e di immersione in un mondo che da quel momento diventerà patrimonio familiare.
È altresì l’occasione per accostarsi all’Africa con rispetto e attenzione: per questo intendiamo proporre alle coppie una sistemazione alternativa ai lussuosi alberghi per europei (di proprietà europea), tanto stridenti con il contesto in cui sorgono. In parallelo, intendiamo proporre itinerari di scoperta del luogo che mostrino i lati speciali e che facciano verificare alle coppie le modalità operative dell’ente in loco.
È, infatti, uno dei compiti degli E.A. l’attività di sussidiarietà così come descritta nella Convenzione. Consideriamo doverosa l’attenzione ai bambini che in quei Paesi resteranno, bambini che sono stati la famiglia dei nostri figli, bambini a cui dobbiamo rispetto e cura.
I progetti che intendiamo promuovere non sono grandi opere, ma piccoli contributi concreti e utili.
Il rientro a casa e la costruzione di una nuova famiglia sono certo momenti privati. Tuttavia sapere che esiste intorno a noi una rete di famiglie che condividono l’esperienza e una struttura (l’Ente, appunto) di supporto ed essere consapevoli che sia con l’una che con l’altro i legami sono sicuri e forti di una lunga frequentazione, è di grande aiuto.
Solo vivere l’adozione come una modalità “normale” di costituire una famiglia, renderà l’adozione stessa, appunto, “normale”.
3. Il percorso adottivo con noi
<missing>
7.Formazione permanente
6.Il viaggio
5. Preparare il viaggio
4.Procedura adottiva
3.Formazione
2. Conoscenza reciproca
1.Primo contatto
Il percorso adottivo con noi
1. Primo contatto
4. Modalità del primo contatto tra E.A. e coppie
Entrare in contatto
Sito Internet
Iniziative sul territorio
Albo degli Enti Autorizzati
Corsi per le coppie
Incontri e conferenze
Altro
Attività autofinanziamento
Attività varie
Oltre ai canali tradizionali in cui si viene a conoscere l’esistenza di un E.A. e la sua operatività, c’è una sola forma di “pubblicità” che ci interessa: il passaparola di coloro che condividono il nostro approccio.
La sobrietà che ci siamo prefissi come punto di partenza e come obiettivo, ci chiede di escogitare sistemi di autofinanziamento: vorremmo così contribuire a mantenere i costi contenuti, in modo da non gravare esageratamente sulle coppie e da poter utilizzare quanto più risorse possibile ai progetti di sussidiarietà.
Un esempio di attività di autofinanziamento potrebbe essere l’allestimento di mercatini di prodotti artigianali, reperiti secondo le regole del commercio equo e solidale, magari in parallelo con un progetto di sostegno ai produttori.
Altre attività potrebbero consistere nell’organizzazione di incontri, feste, eventi artistici e musicali….
2. Conoscenza reciproca
- Conoscenza reciproca
Dare alle coppie quante più informazioni possibile sulla propria struttura, il proprio modus operandi (scheda metodologica), sui progetti di sussidiarietà in atto o in divenire, sulle procedure dei paesi eccetera; è responsabilità di un E.A. che, in quanto incaricato di un servizio pubblico, è tenuto alla massima trasparenza.
Intendiamo avvalerci anche di materiale di supporto, cartaceo (dispense e fascicoli), informatico (il sito internet) e audiovisivo (fotografie, filmati….).
La conoscenza approfondita delle coppie, in momenti successivi e in ambiti e circostanze serene, sarà di fondamentale importanza per poter costituire un dossier quanto più articolato e preciso sulla coppia stessa (e di concerto con lei) allo scopo di conoscerne il contesto in cui vive e in cui si relaziona e le disponibilità all’accoglienza. Il lavoro si configura come un approfondimento della relazione psico-sociale redatta dai servizi sociali in fase di istruttoria; ha tuttavia un taglio più mirato a individuare per quale bambino la coppia possa essere “la migliore possibile”(L.149/2001). Il dossier costituito servirà alla Autorità straniera per procedere a un abbinamento consapevole.
Non si tratta in alcun caso di un proseguimento dell’istruttoria, bensì, appunto, di conoscenza reciproca.
3. Formazione
Definiamo formazione l’insieme dei percorsi psicologici e culturali attraverso che ci portano all’accoglienza proficua e serena di un bambino africano.
6. Finalità della formazione
1.ACCOGLIERE L’AFRICA
3. PREPARARSI ALL’INCONTRO
4.PREPARARSI AL RIENTRO
2.CONOSCERE IL PAESE
Abbiamo rappresentato con un diagramma a ciclo continuo le finalità del percorso di formazione perché una famiglia (e ciascun essere umano) è un organismo vivo e vitale, che vive un processo (nel senso letterale di percorso in avanti) e in cui le relazioni tra gli individui sono in continuo divenire.
Da qui la necessità di ripensare anche le relazioni con il paese di origine del bambino man mano che questi cresce e ri-costruisce la sua storia.
7. Strumenti della formazione
Il percorso che pensiamo, non si esaurisce in un paio di fine settimana. Abbisogna di tempo, di fiducia reciproca e di spazio per la riflessione personale.
La sempre troppo lunga attesa prima dell’abbinamento è per eccellenza il periodo deputato a ciò, una preparazione profonda, partecipata, sostenuta dalla presenza di altre coppie, all’incontro con il bambino.
I momenti partecipati, in un clima disteso sono importanti. La fiducia reciproca e la sensazione di trovarsi “tra amici” che provano le stesse emozioni, la stessa paura, lo stesso entusiasmo possono veramente essere di grande aiuto.
Riteniamo importante il mantenimento del legame del bambino con la cultura da cui proviene, in ottica non folcloristica, ma di profonda accettazione: questi bambini sono il ponte per un’Italia multiculturale e accogliente. In quest’ottica, particolare attenzione poniamo alla formazione delle coppie, formazione mirata alla conoscenza anche in dimensione esperienziale del background del paese di destinazione. Pensiamo a un pool di formazione itinerante (costituito sia da professionisti che da personale dell’ente) che si avvalga della collaborazione di coppie “referenti” sul territorio nazionale.
La presenza di queste coppie, o meglio famiglie, adottive immerse nella realtà in cui le coppie in itinere vivono ci pare una grande risorsa: a costoro sarà affidato il compito del contatto personale e della relazione proficua con quanto presenta il territorio, comprese le comunità africane ivi residenti, allo scopo di creare una rete di famiglie accoglienti, di mantenere la possibilità per i bambini di considerare la loro storia “normale” e di potersi anche ritrovare nei volti e nei colori che li caratterizzano.
Le famiglie di riferimento, poi, sono il supporto organizzativo degli incontri di formazione, tenuti a cura della équipe di formazione (formata da un pool di professionisti –psicologi, medici pediatri….- e dal responsabile per le procedure adottive e da altri componenti dell’ente), équipe “itinerante”, appunto.
Così intendiamo essere un ente che si avvicina e non una meta lontana.
4. Procedura adottiva
Lo svolgimento della procedura adottiva avviene in sinergia con i referenti e gli avvocati nei Paesi.
Ciascun Paese ha una sua normativa in materia di adozione, normativa che, ovviamente, va rispettata.
Insieme alle coppie si individuerà la destinazione opportuna (alcuni Paesi, ad esempio, prevedono limitazioni, ad esempio riguardo l’età dei coniugi o il numero di anni di matrimonio, o la presenza di figli eccetera).
La preparazione dei documenti sarà curata dalle coppie.
L’ente sta già intessendo una rete di buone relazioni con le Ambasciate italiane nei Paesi, in modo che all’arrivo delle coppie lo spazio lasciato alle incertezze sia minimo.
Allo stesso modo cureremo i contatti con le rappresentanze diplomatiche dei Paesi in Italia.
Inoltre massima cura abbiamo riposto nella scelta dei referenti nei Paesi, tutte persone di fiducia perché con loro ci sono rapporti pregressi di conoscenza e stima.
8. Procedura adottiva
adozione
Proposta di abbinamento
Lavoro dei referenti all’estero
Preparazione e invio documenti
5. Preparare il viaggio
9. Preparazione al viaggio
Particolare rilevanza hanno:
¨ La predisposizione di strutture di “accoglienza sostenibile” (anche finanziate tramite microcredito), a cura di piccoli gruppi di donne nei Paesi. Strutture al tempo stesso “protette” (data la delicatezza del momento di incontro con il bambino) e “immerse” nel contatto con persone del luogo.
¨ Il sostegno logistico presso gli uffici del Paese
¨ L’organizzazione della permanenza
¨ La proposta di itinerari di “turismo sostenibile”
6. Il viaggio
Vogliamo proporre una particolare forma di viaggio adottivo. Nel momento delicatissimo della nascita di una famiglia rinnovata e dell’incontro che cambierà la vita di almeno tre persone, un po’ di cautela è necessaria. Al tempo stesso ci si trova a vivere un’esperienza unica, in cui ogni particolare che si imprime nel ricordo assume la valenza di memoria personale, destinata a divenire storia di famiglia.
Nostro obiettivo è poter accompagnare le coppie a conoscere il loro bambino proponendo la permanenza nel paese in ottica nuova.
Essere accolti in una struttura più “africana”, gestita da donne del posto organizzate nell’ospitare famiglie in modo sostenibile (cura della casa, preparazione dei pasti eccetera) e al tempo stesso protetto dal viavai di un albergo e nel rispetto della delicatezza del momento che la famiglia vive, ci sembra una buona proposta. Al contempo sarebbe positiva la visita delle coppie ai luoghi in cui l’ente lavora, in particolare dove sono in atto (o conclusi o in fieri) progetti di sussidiarietà.
10. Obiettivi del viaggio
Viaggio adottivo
Incontrare il bambino
Conoscere il paese
Visitare i progetti di sussidiarietà
7. Formazione permanente
Siamo consapevoli che il progetto che ci proponiamo di realizzare è ambizioso.
A nostro attivo abbiamo la grande disponibilità di ciascuno di noi e di molti altri che, mossi dallo stesso entusiasmo, hanno offerto la loro collaborazione.
Far sì che con il nostro impegno un bambino possa finalmente essere accolto nelle braccia (e soprattutto nel cuore e nella vita) di una mamma e di un papà, è un sogno che speriamo di realizzare.
Un sogno faticoso, impegnativo, che, nonostante le difficoltà operative e i passaggi burocratici, non deve divenire mero “lavoro d’ufficio”, per quanto efficiente.
Ecco perché importanti per noi sono due aspetti:
- un progetto di formazione permanente, di autoformazione aperto alle coppie che hanno già concluso l’iter adottivo, secondo le modalità già messe in atto in tutta la formazione (approfondimenti + supporto professionale + rete di famiglie)
- una costante attività di confronto e studio. Nostro proposito è condividere, tramite pubblicazioni, convegni, studi…., il divenire delle nostre riflessioni
Concludiamo questa nostra presentazione con un “particolare” affatto sostanziale: il motivo di tutto questo.
Ci piace ricordare che adozione significa “scelta, avvicinamento volontario a”.
L’esperienza di adozione che ciascuna delle nostre famiglie ha vissuto e sta vivendo, è diventata decisiva per noi.
Attendere questi nostri figli ha suscitato in noi molto più di quello che osassimo immaginare: accanto alla gioia e alla trepidazione (spesso non disgiunta da timori e abbattimenti di umore) che accompagnano sempre l’attesa di un figlio, è sbocciata un’apertura nuova.
Il desiderio che anima tutti noi non è di aiutare bambini in difficoltà e neppure di compiere un mero atto di giustizia: è piuttosto l’espressione appassionata di un grande onore che abbiamo ricevuto.
In ultima analisi solo questo vorremmo accadesse: un mondo in cui il sinonimo di famiglia sia accoglienza, in qualunque forma.
Mariangela Montelli e la grande squadra di Mama Africa