PROGETTO “EDUCARE NELLA DOMICILIARITA’ E TERRITORIALITA’: INTERVENTO EDUCATIVO NON VIOLENTO SULLA RETE RELAZIONALE DI UN MINORE A RISCHIO.
ANALISI DELLA SITUAZIONE : Il progetto “Educare per abitare il territorio” nasce con lo scopo di proporre un intervento educativo nei confronti di Alessio che si ponga come alternativa all’ affidamento a strutture residenziali. Tale progetto prevede l’ impiego di un operatore che per alcune ore al giorno svolga un’ azione educativa verso il ragazzo e quindi, indirettamente, verso il gruppo informale di cui fa parte.
Una simile proposta nasce dalla constatazione del fatto che questo gruppo amicale sta assumendo sempre più i connotati di una banda adolescenziale che svolge attivita’ al limite della legalita’ e che presenta al suo interno diversi soggetti a rischio. I piccoli reati fin qui commessi ed i molti facilmente prevedibili in mancanza di provvedimenti adeguati, impongono con urgenza l’ assunzione di strategie basate sul binomio educazione‐prevenzione piuttosto che su quello contenimento‐allontanamento.
Alla base della nostra proposta si trova la convinzione, maturata negli ultimi anni a seguito del costante rapporto con Alessio e la sua famiglia, che l’ allontanamento da essa presenti diverse difficolta’ e fattori di rischio:
1- Esso rischia in primo luogo di non affrontare il problema delle relazioni di Alessio con la sua famiglia e con il territorio, differendolo al momento del rientro nella famiglia di origine.
2- Un tale provvedimento rischia di essere accolto con grande ostilita’ da parte del ragazzo, che potrebbe reagire con atteggiamenti di rifiuto e ribellione. Cio’ cambierebbe il segno e il significato dell’ intervento, peggiorando o addirittura compromettendo la situazione che si voleva migliorare.
3- Un affidamento potrebbe essere letto dal ragazzo come un’ attribuzione di responsabilita’ e colpe oggettive, che invece sappiamo non possono esaurirsi in una chiave individuale ma vanno ricercate nella rete affettiva e nelle modalita’ relazionali stabilite con l’ ambiente circostante.
4- Anche ammessa l’ efficacia di un affidamento a strutture residenziali, occorre riconoscere che esso agirebbe solo a livello del singolo, moltiplicando paradossalmente per quattro ( gli amici di Alessio che presentano lo stesso disagio ) il problema proprio nel momento in cui lo si risolve.
5- Non si puo’ infine non segnalare l’ antieconomicita’ di un simile intervento che, senza mostrare particolari garanzie di successo, destina ad un singolo caso una quantita’ di denaro sufficiente ad affrontarne svariati.
L’ intervento di seguito proposto muove invece dal presupposto che e’ necessario affrontare tali situazioni problematiche attivando le risorse presenti nel territorio e creando una rete di sostegni formali e informali che, agendo in senso preventivo, le modifichino positivamente.
Nel caso di Alessio sono gia’ state attivate una serie di risorse: l’ USL; un volontario del gruppo Heos, un campo vacanze, un operatore di strada formatosi al recente corso di formazione tenuto dall’ amministrazione provinciale, l’extrascuola.
DESTINATARI DELL’ INTERVENTO: I destinatari dell’ intervento sono individuabili tanto in Alessio quanto nel gruppo informale di cui fa parte, due realta’ tanto strettamente associate da non risultare scindibili, se non al prezzo di vederne compromessa l’ efficacia terapeutica.
OBIETTIVI DELL’ INTERVENTO:
1- Favorire una migliore integrazione sociale di Alessio, aiutandolo ad assumersi compiti e responsabilita’. 2- Appoggiare la famiglia nel suo compito educativo in modo che i genitori, adeguatamente sostenuti, possano piu’ serenamente dedicarsi al recupero di un migliore clima familiare. 3- Svolgere un’ azione educativa nei confronti di un gruppo di ragazzi a rischio, creando nella persona dell’ operatore un punto di riferimento informale.
METODOLOGIA: L’intervento disposto dal tribunale dei minori dovrebbe consistere nell’ obbligo per il minore di trascorrere il suo tempo libero insieme all’ educatore per sei ore al giorno. Il fatto che sia un istituzione ( per sua natura impersonale ) ad assumersi l’ onere di una simile imposizione, facilita il ruolo dell’ operatore nella misura in cui lo deresponsabilizza agli occhi dei ragazzi e ne favorisce l’ accettazione.
Nel dettaglio, il monte ore sara’ impiegato per:
1- Sostenere i ragazzi nello studio.
2- Svolgere attivita’ ricreative e di socializzazione che espandano il loro grado di integrazione sociale. Sara’ quindi importante che queste attivita’ non siano imposte ma vengano scelte insieme tra quelle che emergeranno spontaneamente. In questo senso, la presenza dell’ operatore deve essere vissuta come una presenza autorevole piu’ che autoritaria, importante senza per questo risultare invadente.
3- Sensibilizzare e aprire un dialogo costruttivo con i ragazzi in merito agli impegni che ognuno ha nei confronti della famiglia, della scuola e della comunita’.
4- Avviare, allo stesso tempo, una serie di riflessioni e colloqui informali con la famiglia.
5- Avviare un lavoro di rete che coinvolga famiglia, scuola, USL e amministrazione comunale e che, in generale, abbia funzione di stimolo nei confronti delle risorse presenti sul territorio.
In linea di massima, cinque delle sei ore giornaliere verranno impiegate per le attivita’ pomeridiane con i ragazzi (presumibilmente all’ interno della fascia 14.00–19.00), mentre la restante sara’ dedicata a programmazione, verifiche e lavoro di rete.
L’ intervento dell’ operatore non potra’ essere rivolto esclusivamente al minore in questione, ma deve necessariamente coinvolgere il suo gruppo dei pari ed attivare la rete formale e informale di figure e strutture significative presenti sul territorio, favorendo cosi’ un allargamento del sostegno sociale.
COSTI DEL PROGETTO: Il costo del progetto coincide e si esaurisce con la retribuzione dell’ operatore, valutata in 24.000.000 di lire annui lordi.
VALUTAZIONE FINALE: Una valutazione serena ed obiettiva del valore e dell’ efficacia del progetto non può non tener conto di due ordini di fattori:
- fattore economico: Anche ad una valutazione sommaria, risulta immediatamente evidente come rapportando su base annua i costi di un affidamento ad una struttura residenziale con quelli relativi al progetto, essi risultano pressoche’ identici. Se però consideriamo che il primo intervento, oltre a risultare estremamente traumatico, limita i suoi effetti ad un unico soggetto, mentre il secondo si rivolge ad un intero gruppo ( con coinvolgimento di famiglie ed istituzioni ), ecco che è quest’ ultimo a dimostrarsi nettamente piu’ vantaggioso.
- fattore terapeutico: I benefici non monetari del progetto, anche qualora realizzati in minima parte, risultano parimenti maggiori. Essi permettono infatti un processo di crescita affiancato ed assistito esteso ad una pluralita’ di soggetti, assai poco invasivo ed affatto traumatico.
Il presennte progetto deve considerarsi come parte di uno piu’ ampio che sara’ cura della USL presentare e che dovra’ necessariamente includere:
- Verifiche periodiche dell’ attivita’ svolta.
-Un adeguato sostegno materiale e psicologico alla famiglia, allo scopo di facilitare una modificazione delle modalita’ relazionali al suo interno.