CIAMPETTO
SCHEDA N.09
GIANLUCA
Data ingresso: 1999
Data uscita: ---
Operatore di riferimento:
DATI ANAGRAFICI:
Nome e Cognome:
Luogo e data di nascita:
Residenza:
Genitori o parenti prossimi:
DATI SANITARI:
Asl di appartenenza:
Codice regionale:
Esenzione Ticket:
Medico Curante:
DOCUMENTI:
Carta d’ identita’:
Codice Fiscale:
Passaporto:
Libretto Sanitario:
Libretto di lavoro (mod. A14):
Modello C1:
STORIA PERSONALE:
Diagnosi d’ ingresso: Polisindrome neurologica con atrofia cerebrale ed insufficienza mentale grave insorta in seguito ad ipossia perinatale e a meningite contratta in eta’ pediatrica.Epilessia parziale senza alterazione di coscienza.
Terapia farmacologica: Depakin, Neurontin, Leponex, Felison, Rivotril.
Breve storia: Fino al 1992 in famiglia (?),dall’ Ottobre 1992 al Luglio 1997 presso l’ istituto medico psico‐pedagogico “Piccola opera Charitas” di Giulianova (Te), saltuari ricoveri presso la Casa di Cura neuropsichiatrica “Colle Cesarano” di Villa Adriana (Rm).
Obiettivi: Potenziamento dell’ autostimaedella fiducia nelle proprie capacita’, acquisizione di fiducia negli altri, miglioramento delle autonomie personali e riduzione delle stereotipie comportamentali.
Strategie: Ergoterapia, esperienze socializzanti, ippoterapia.
INFORMAZIONI PRATICHE:
Anche ad una prima osservazione, G. mostra un comportamento tipico. Il dato che risulta immediatamente evidente e’ che G. rifiuta contatti di ogni tipo (fisici, verbali o anche solo visivi) con le persone che non conosce. La fobia del contatto fisico, in particolare, lo porta ad evitarlo sistematicamente, nel timore che toccandolo gli si provochino dei “buchi”. Non parla con estranei e, al massimo, lo fa per interposta persona, servendosi della mediazione di figure a lui note. In presenza dei genitori, poi, ogni altra figura diventa secondaria e, di conseguenza, G. interrompe con essa ogni tipo di interazione.
Come parte di una piu' ampia ossessione per la misurazione ed il quantificare, G. ordina infatti i soggetti delle sue interazioni secondo una precisa scala gerarchica che, prevedibilmente, vede nell’ ordine: se stesso, i genitori, gli operatori, i ragazzi di ciampetto, tutti gli altri. In un dato momento, quindi, egli interagisce unicamente con la persona (o le persone) di piu’ alto livello tra quelle presenti. Anche se dotato di una sua logica, stupisce senz’ altro il modo sistematico e la rigidita’ con la quale G. attua tale comportamento.
Anche se parzialmente attenuato, e’ ancora forte il rifiuto tanto per la struttura quanto per gli altri ragazzi, con i quali stenta a stabilire rapporti di qualsiasi natura. Costante e’ il pensiero del ritorno a casa, tanto quello settimanale (ogni fine settimana G. va a casa di un genitore, a turno) che quello definitivo (idealizzato nella prospettiva di un improbabile ricongiungimento familiare).
Il livello di abilita’ generale e’ decisamente buono e G. e’ generalmente molto preciso e meticoloso nell’ esecuzione dei compiti che gli vengono affidati, anche se vi associa una ansia eccessiva: spesso la paura di sbagliare lo blocca o lo rende insicuro, bisognoso dell’ approvazione e del monitoraggio costante di un operatore. Tende poi a perdere di vista il senso di cio' che sta facendo frammentando la sua attenzione sugli aspetti piu' marginali del compito e per questo e' importante richiamarlo sempre a ricercare la massima concretezza ed efficacia nel suo svolgimento.
Per quanto nettamente diminuite rispetto al passato, G. presenta poi una serie di rituali e stereotipie comportamentali che tendono ad aumentare nei momenti difficili.
Il suo livello di autonomia e' tanto buono nelle attivita’ domestiche quanto difficoltoso in quelle esterne, caratterizzate dal terrore dell' estraneo. Solo da poco, ad esempio, riesce a percorrere brevi tratti in treno senza accompagnatore.
Per quanto riguarda il rapporto con gli altri ragazzi, recentemente G. ha mostrato segni di apertura verso il gruppo ed in particolare verso alcuni suoi elementi, anche se il suo atteggiamento resta di sostanziale chiusura. Il fidanzamento con Marta ha aperto spiragli imprevisti (il contatto fisico) e la decisione di inserire Ugo nella sua camera si e' dimostrata azzeccata, visto che G. gli rivolge spesso la parola, per fare confidenze, sfogarsi o dare consigli.
Nel rapporto con gli operatori, fondamentale e’ l’ impatto iniziale,dal momento che superata l’ iniziale diffidenza G. tende a mettere alla prova i nuovi operatori per saggiarnela fermezza. E’ quindiimportante fin da subito non colludere con le sue richieste quando queste si fanno fisse e asfissianti, riportandolo sistematicamente al qui ed ora. Utile, in questo senso, e’ l’ impegno manuale: impegnandosi in un compito non verbale spesso G. riesce a riprendere il suo equilibrio. Nel rapporto con la famiglia, poi, G. e' ossessivo e morboso, tanto col padre che con la madre: tende a soverchiarli sistematicamente e a imporre loro i suoi desideri.
Le attivita' preferite da G. sono tutte quelle attivita’ sportive che non prevedono il contatto fisico (es. tennis, bicicletta, piscina), ma anche il ballo e l' ascolto di musica, il computer, giochi di societa’ e film.Le attivita' suggerite sono invecetutte quelle che si svolgono in gruppo o, in generale, quelle che implicano la relazione e lo stabilirsi di un rapporto di fiducia con l’ altro.
La cura del corpo e'buona, dal momento che G. e’ in grado di interpretare e comunicare i messaggi del suo corpo senza associarvi o mostrare particolari ansie.
Ottima e ormai acquisita anche l' igiene personale, dato che G. fa la doccia, si lava i denti e cambia la biancheria intima ogni giorno spontaneamente e autonomamente.
Per quanto riguarda le abitudini alimentari G.si mostra una buona forchetta:non ha particolari avversioni ma non mangia lontano dai pasti e durante questi tende ad esagerare con bis e condimenti.
Veniamo adesso alle raccomandazioni.Vi sono alcune cose da non fare: G. E’ molto geloso dei suoi oggetti, che dispone in ordine maniacale sulla scrivania o nell’ armadio. E’ preferibile evitare di toccarli fintanto che non si e’ sicuri della relazione. Lo stesso vale per il contatto fisico o per gli atteggiamenti che potrebbero essere interpretati come aggressivi. Nel gioco, specialmente se in compagnia di un operatore, tende ad eccitarsi progressivamente e fatica ad uscire dal ruolo fantastico che si assegna: anche in questo deve ricevere limiti precisi, tanto nei tempi che nelle modalita’. Occhi aperti quindiagli scherzi notturni, alle fughe, agli episodi aggressivi verso estranei.
G. riesce ad essere autoironico, si conosce e sa ridere di se. Tra le strategie collaudate vi e' quindi quella di assumere un tono canzonatorio che consenta di fargli prendere piu’ facilmente coscienza dell’ assurdita’ di certi suoi atteggiamenti. In ogni caso, G. ha l’ esigenza primaria di essere contenuto e di percepire la figura dell’ operatore come salda e autorevole: altrettanto netti devono essere i confini tra lui e l’ operatore. G. sa che le sue trasgressioni hanno delle conseguenze e di norma accetta le eventuali punizioni, sviluppando spesso forti sensi di colpa e un conseguente stato depressivo.
Meno frequente che in passato, la crisi tipica(come prevenirla‐quando avviene‐come avviene‐cosa fare) di G. e' segnalata da una crescente aggressivita', da atteggiamenti di sfida e da un generale stato di montante eccitazione e di esaltazione onnipotente. Essa puo' prevedere tanto la fuga (sopratttutto se si e' all' esterno) quanto l' aggressione fisica verso operatori o estranei, spesso attuata di sorpresa o alle spalle. Generalmente, G. riesce a comunicare verbalmente il suo momento difficile per ottenere aiuto mentre in rari casi tali episodi possono verificarsi senza alcun preavviso, di notte o, in generale, quando la vigilanza e' minore, con movimenti furtivi di cui e' difficile accorgersi. Ne sono vittime i soggetti piu' deboli, quelli di cui G. ha minor timore. In questi momenti G. e' dominato dalla paura e ogni atteggiamento dell' operatore percepito come aggressivo (es. fare un passo deciso nella sua direzione) scatena un attacco: e' quindi opportuno mantenere la fermezza e dialogare con lui quanto piu' possibile, operando un contenimento emotivo che scongiuri quello fisico.
GIANLUCA
Data ingresso: 1999
Data uscita: ---
Operatore di riferimento:
DATI ANAGRAFICI:
Nome e Cognome:
Luogo e data di nascita:
Residenza:
Genitori o parenti prossimi:
DATI SANITARI:
Asl di appartenenza:
Codice regionale:
Esenzione Ticket:
Medico Curante:
DOCUMENTI:
Carta d’ identita’:
Codice Fiscale:
Passaporto:
Libretto Sanitario:
Libretto di lavoro (mod. A14):
Modello C1:
STORIA PERSONALE:
Diagnosi d’ ingresso: Polisindrome neurologica con atrofia cerebrale ed insufficienza mentale grave insorta in seguito ad ipossia perinatale e a meningite contratta in eta’ pediatrica.Epilessia parziale senza alterazione di coscienza.
Terapia farmacologica: Depakin, Neurontin, Leponex, Felison, Rivotril.
Breve storia: Fino al 1992 in famiglia (?),dall’ Ottobre 1992 al Luglio 1997 presso l’ istituto medico psico‐pedagogico “Piccola opera Charitas” di Giulianova (Te), saltuari ricoveri presso la Casa di Cura neuropsichiatrica “Colle Cesarano” di Villa Adriana (Rm).
Obiettivi: Potenziamento dell’ autostimaedella fiducia nelle proprie capacita’, acquisizione di fiducia negli altri, miglioramento delle autonomie personali e riduzione delle stereotipie comportamentali.
Strategie: Ergoterapia, esperienze socializzanti, ippoterapia.
INFORMAZIONI PRATICHE:
Anche ad una prima osservazione, G. mostra un comportamento tipico. Il dato che risulta immediatamente evidente e’ che G. rifiuta contatti di ogni tipo (fisici, verbali o anche solo visivi) con le persone che non conosce. La fobia del contatto fisico, in particolare, lo porta ad evitarlo sistematicamente, nel timore che toccandolo gli si provochino dei “buchi”. Non parla con estranei e, al massimo, lo fa per interposta persona, servendosi della mediazione di figure a lui note. In presenza dei genitori, poi, ogni altra figura diventa secondaria e, di conseguenza, G. interrompe con essa ogni tipo di interazione.
Come parte di una piu' ampia ossessione per la misurazione ed il quantificare, G. ordina infatti i soggetti delle sue interazioni secondo una precisa scala gerarchica che, prevedibilmente, vede nell’ ordine: se stesso, i genitori, gli operatori, i ragazzi di ciampetto, tutti gli altri. In un dato momento, quindi, egli interagisce unicamente con la persona (o le persone) di piu’ alto livello tra quelle presenti. Anche se dotato di una sua logica, stupisce senz’ altro il modo sistematico e la rigidita’ con la quale G. attua tale comportamento.
Anche se parzialmente attenuato, e’ ancora forte il rifiuto tanto per la struttura quanto per gli altri ragazzi, con i quali stenta a stabilire rapporti di qualsiasi natura. Costante e’ il pensiero del ritorno a casa, tanto quello settimanale (ogni fine settimana G. va a casa di un genitore, a turno) che quello definitivo (idealizzato nella prospettiva di un improbabile ricongiungimento familiare).
Il livello di abilita’ generale e’ decisamente buono e G. e’ generalmente molto preciso e meticoloso nell’ esecuzione dei compiti che gli vengono affidati, anche se vi associa una ansia eccessiva: spesso la paura di sbagliare lo blocca o lo rende insicuro, bisognoso dell’ approvazione e del monitoraggio costante di un operatore. Tende poi a perdere di vista il senso di cio' che sta facendo frammentando la sua attenzione sugli aspetti piu' marginali del compito e per questo e' importante richiamarlo sempre a ricercare la massima concretezza ed efficacia nel suo svolgimento.
Per quanto nettamente diminuite rispetto al passato, G. presenta poi una serie di rituali e stereotipie comportamentali che tendono ad aumentare nei momenti difficili.
Il suo livello di autonomia e' tanto buono nelle attivita’ domestiche quanto difficoltoso in quelle esterne, caratterizzate dal terrore dell' estraneo. Solo da poco, ad esempio, riesce a percorrere brevi tratti in treno senza accompagnatore.
Per quanto riguarda il rapporto con gli altri ragazzi, recentemente G. ha mostrato segni di apertura verso il gruppo ed in particolare verso alcuni suoi elementi, anche se il suo atteggiamento resta di sostanziale chiusura. Il fidanzamento con Marta ha aperto spiragli imprevisti (il contatto fisico) e la decisione di inserire Ugo nella sua camera si e' dimostrata azzeccata, visto che G. gli rivolge spesso la parola, per fare confidenze, sfogarsi o dare consigli.
Nel rapporto con gli operatori, fondamentale e’ l’ impatto iniziale,dal momento che superata l’ iniziale diffidenza G. tende a mettere alla prova i nuovi operatori per saggiarnela fermezza. E’ quindiimportante fin da subito non colludere con le sue richieste quando queste si fanno fisse e asfissianti, riportandolo sistematicamente al qui ed ora. Utile, in questo senso, e’ l’ impegno manuale: impegnandosi in un compito non verbale spesso G. riesce a riprendere il suo equilibrio. Nel rapporto con la famiglia, poi, G. e' ossessivo e morboso, tanto col padre che con la madre: tende a soverchiarli sistematicamente e a imporre loro i suoi desideri.
Le attivita' preferite da G. sono tutte quelle attivita’ sportive che non prevedono il contatto fisico (es. tennis, bicicletta, piscina), ma anche il ballo e l' ascolto di musica, il computer, giochi di societa’ e film.Le attivita' suggerite sono invecetutte quelle che si svolgono in gruppo o, in generale, quelle che implicano la relazione e lo stabilirsi di un rapporto di fiducia con l’ altro.
La cura del corpo e'buona, dal momento che G. e’ in grado di interpretare e comunicare i messaggi del suo corpo senza associarvi o mostrare particolari ansie.
Ottima e ormai acquisita anche l' igiene personale, dato che G. fa la doccia, si lava i denti e cambia la biancheria intima ogni giorno spontaneamente e autonomamente.
Per quanto riguarda le abitudini alimentari G.si mostra una buona forchetta:non ha particolari avversioni ma non mangia lontano dai pasti e durante questi tende ad esagerare con bis e condimenti.
Veniamo adesso alle raccomandazioni.Vi sono alcune cose da non fare: G. E’ molto geloso dei suoi oggetti, che dispone in ordine maniacale sulla scrivania o nell’ armadio. E’ preferibile evitare di toccarli fintanto che non si e’ sicuri della relazione. Lo stesso vale per il contatto fisico o per gli atteggiamenti che potrebbero essere interpretati come aggressivi. Nel gioco, specialmente se in compagnia di un operatore, tende ad eccitarsi progressivamente e fatica ad uscire dal ruolo fantastico che si assegna: anche in questo deve ricevere limiti precisi, tanto nei tempi che nelle modalita’. Occhi aperti quindiagli scherzi notturni, alle fughe, agli episodi aggressivi verso estranei.
G. riesce ad essere autoironico, si conosce e sa ridere di se. Tra le strategie collaudate vi e' quindi quella di assumere un tono canzonatorio che consenta di fargli prendere piu’ facilmente coscienza dell’ assurdita’ di certi suoi atteggiamenti. In ogni caso, G. ha l’ esigenza primaria di essere contenuto e di percepire la figura dell’ operatore come salda e autorevole: altrettanto netti devono essere i confini tra lui e l’ operatore. G. sa che le sue trasgressioni hanno delle conseguenze e di norma accetta le eventuali punizioni, sviluppando spesso forti sensi di colpa e un conseguente stato depressivo.
Meno frequente che in passato, la crisi tipica(come prevenirla‐quando avviene‐come avviene‐cosa fare) di G. e' segnalata da una crescente aggressivita', da atteggiamenti di sfida e da un generale stato di montante eccitazione e di esaltazione onnipotente. Essa puo' prevedere tanto la fuga (sopratttutto se si e' all' esterno) quanto l' aggressione fisica verso operatori o estranei, spesso attuata di sorpresa o alle spalle. Generalmente, G. riesce a comunicare verbalmente il suo momento difficile per ottenere aiuto mentre in rari casi tali episodi possono verificarsi senza alcun preavviso, di notte o, in generale, quando la vigilanza e' minore, con movimenti furtivi di cui e' difficile accorgersi. Ne sono vittime i soggetti piu' deboli, quelli di cui G. ha minor timore. In questi momenti G. e' dominato dalla paura e ogni atteggiamento dell' operatore percepito come aggressivo (es. fare un passo deciso nella sua direzione) scatena un attacco: e' quindi opportuno mantenere la fermezza e dialogare con lui quanto piu' possibile, operando un contenimento emotivo che scongiuri quello fisico.