HABITAT
IL PROGETTO
· INTRODUZIONE (Manifesto)
A. LA DIMENSIONE AMBIENTALE
1. Rispetto e sostegno biodiversità e bioregionalismo
2. Agricoltura sinergica
3. Energia rinnovabile - autosufficienza energetica
4. Ripristino, conservazione e valorizzazione del patrimonio forestale
5. Trattamento delle acque, fitodepurazione
6. Compost
B. LA DIMENSIONE TERRITORIALE
1. Permacultura
2. Bioarchitettura e Bioedilizia
3. Valorizzazione del territorio anche con riferimento allo sviluppo del turismo locale e dell'eco-turismo (strutture ricettive, agriturismo ecc.)
4. Considerazione dei valori storici e culturali di determinate aree
C. LA DIMENSIONE ECONOMICA
1. Coltivazione, lavorazione, trasformazione della canapa 2. Produzione e conservazione prodotti biologici
3. Artigianato, artigianato artistico
4. Agriturismo, bed & breakfast, rifugio, ostello, escursioni
5. Eventi creativi, formativi, artistici
6. Attività editoriali e multimediali
D. LA DIMENSIONE ETICO-SOCIALE
1. Educazione all’ambiente e pedagogia
INTRODUZIONE
Promuovere, sostenere e progettare la bio-sostenibilità a tutti i livelli, ecologica, economica eculturale; questo vuole significare il progetto HABITAT.
Un “Eco-villaggio”. Struttura rurale dedita alla progettazione ecologica basata sulla comune e solidale idea di proteggere la biodiversità, incoraggiare la crescita personale e sperimentare stili di vita che facilitino l’armonia tra gli esseri umani e con la natura.
HABITAT si pone come modello ormai “sostitutivo” e non più alternativo al sistema degli sprechi e di alienati consumi. Ciò nonostante non vuole essere un’ isola separata dal contesto globale, non una fuga; ma una realtà che vuole essere esempio di salute e di pace, di ricerca costante del recupero di una dimensione più autentica dell’uomo nella sua interezza.
La nostra idea è quella di fare un AGRI-CAMP, un insediamento agricolo-sociale integrato nel mondo naturale che utilizza e promuove sistemi di agricoltura ed allevamento biologici per produrre alimenti e materie prime a sostegno della comunità e della sua economia, energie pulite e rinnovabili, bioarchitettura e bioedilizia, artigianato, coltivazione e trasformazione della canapa, educazione permanente di bambini ed adulti allo sviluppo delle proprie capacità espressive, alla fiducia in sé e alla consapevolezza che è possibile vivere genuinamente.
A. LA DIMENSIONE AMBIENTALE
A.1 Rispetto e sostegno biodiversità e bioregionalismo
L’ AGRI-CAMP HABITAT si propone in primo luogo come effettiva ed accessibile strategia per combattere il degrado del nostro ambiente ecologico.
Nel 1998 i primi ecovillaggi sono stati ufficialmente riconosciuti ai vertici della lista ONU delle 100 Best Practices, come eccellenti modelli di vita sostenibile.
Una delle funzioni più preziose di un ecovillaggio è quella di proteggere la biodiversità presente sul territorio dove esso sorge. Per Biodiversità, o diversità biologica, si intende la variabilità fra gli organismi viventi di tutte le specie comprese in un ecosistema ed anche la variabilità degli ecosistemi presenti in un'area, sia quelli terrestri che quelli acquatici, ed ovviamente le complessità di cui fanno parte.
Conoscenza di fauna e flora e monitoraggio sono alla base della conservazione e della gestione del patrimonio biologico: gli inventari forniscono le conoscenze di base ed il monitoraggio misura le variazioni.
E’ dunque nostro intento impegnarci nel proteggere la Biodiversità attraverso l’osservazione e il monitoraggio costanti e attraverso la salvaguardia di sementi autoctone, inserendoci nella rete dei Seed Savers e favorendo la nascita di biotopi, ovvero ambienti vitali omogenei, delimitabili rispetto al loro intorno, nei quali vive una comunità di vegetali e animali (biocenosi) ad essi adattati.
Il rispetto per la biodiversità presuppone una visione del territorio tipica del bioregionalismo, concetto basilare per la conoscenza e il rispetto dell’ambiente.
“Il bioregionalismo è nato in California verso la metà degli anni '70 e le sue idee sono state propagandate in tutto il mondo da filosofi, ecologisti, scrittori e poeti, facendo presa sulle persone più sensibili e alla ricerca di un diverso e più profondo rapporto con la natura. Il bioregionalismo è legato al territorio - luogo - in cui si vive, considerato come un insieme omogeneo dal punto di vista morfologico e da quello degli esseri viventi, un insieme in cui tra le piante, gli animali, i monti, i suoli, e le acque, l'uomo è solamente una parte della complessa rete ecosistemica, in una prospettiva non più antropocentrica bensì biocentrica.
Il termine bioregione viene dalla parola greca bios (vita) e da quella latina regere (governare). Si tratta quindi di un territorio geografico omogeneo in cui dovrebbero essere predominanti le regole dettate dalla natura e non le leggi che spesso l'uomo ha definito artificialmente a proprio uso e consumo.
Ognuno di noi vive all'interno di una bioregione e lo sforzo da fare è quello di riconoscerla, ritrovarsi in essa come nella propria casa, e di questa conoscere tutte le potenzialità e le risorse naturali, sociali e culturali, alla ricerca di un modo di vivere sostenibile e locale in armonia con le leggi della natura e con tutti gli esseri viventi e non viventi”
A.2 Agricoltura sinergica biologica
Per quanto riguarda le coltivazioni, nel disegno permaculturale dell'insediamento verranno seguiti i principi dell'AGRICOLTURA SINERGICA.
Tale sistema -adattamento alle condizioni climatiche, colturali mira a permettere ai terreni coltivati di mantenere la stessa capacità di autofertilizzazione di un suolo selvatico.
Come dimostrato i da tante realtà nel mondo, l'agricoltura (la programmazione delle colture) può essere praticata rispettando la dinamica degli organismi viventi che si trovano naturalmente nel suolo e che ne costituiscono la base della fertilità.
I principi dell'AGRICOLTURA SINERGICA sono:
1 - Fertilizzazione continua del suolo tramite una copertura organica permanente (niente concime chimico né naturale);
2 - Coltivazione di specie annuali in associazione a colture complementari con l'integrazione di alberi azoto-fissatori.
3 - Assenza di aratura o di qualsiasi altro tipo di disturbo del suolo (il terreno si lavora da solo) ;
4 - Il suolo si area da solo, se noi evitiamo di provocarne il compattamento.
E' una coltivazione intensiva poiché basata sulla convinzione, ampiamente dimostrata da vari microbiologi, che non è la terra che fa le piante ma le piante che creano suolo fertile attraverso i propri essudati radicali, i residui organici che lasciano e l'attività chimica in interazione sinergica con microrganismi, batteri, funghi e lombrichi presenti nella rizosfera.
I prodotti ottenuti con tale pratica hanno una diversa qualità, un diverso sapore, una diversa energia e una maggiore resistenza agli agenti patogeni.
La presenza di diverse specie e diverse famiglie consociate rendono superfluo anche la rotazione delle colture eccetto per alcune specie (es. i cavoli).
L'eventuale necessità di nutrimento del suolo (carenza di materiale organico) è soddisfatta con "concimi verdi" ossia con la coltivazione di piante che crescano anche in terreni poveri (rape da foraggio, senape, segale...) e che non verranno raccolte ma lasciate a decomporsi nel terreno stesso.
A.3 Energia rinnovabile - autosufficienza energetica
. energia eolica
. solare termico
.solare elettrico
.bio-gas
.combustibili vegetali
A.4 Ripristino, conservazione e valorizzazione del patrimonio forestale
Una piena valorizzazione della risorsa bosco non può prescindere dalla piena presa di coscienza della sua multifunzionalità.
A conferma di quanto asserito, vogliamo evidenziare due significativi passaggi:
Oltre alla funzione più tipica, ovvero quella produttiva, hanno pian piano acquistato importanza anche la funzione turistico-ricreativa e quella protettiva.
Per quanto concerne il primo punto, il desiderio di “fuga dalla realtà metropolitana” ha portato sempre più larghe fasce di popolazione alla ricerca di nuovi spazi in cui evadere, sia per un breve distacco, sia per intraprendere attività remunerative; la domanda crescente di “naturalità” ha innescato un processo di parziale reinsediamento in zone precedentemente abbandonate, con l’offerta di beni e servizi all’interno di un turismo sempre meno “di massa” e sempre più qualificato, dove svago e la cultura sono spesso indivisibili. All’interno di questo processo occorre sottolineare l’estrema importanza del recupero delle tradizioni locali, non solo usi e costumi ma anche attività economiche che, se un tempo non erano remunerative, possono oggi rappresentare importanti nicchie di mercato: si sottolinea infatti che una gestione ottimale non può esistere senza l’interazione con le comunità locali che “vivono” concretamente il territorio e che dunque conoscono appieno problematiche e potenzialità.
La funzione protettiva da parte del bosco rappresenta una risorsa di fondamentale importanza (come tra l’altro evidenziato da recenti danni alluvionali): non solo trattenuta del terreno contro frane e smottamenti (e quindi protezione dei centri abitati e limitazione di dissesti territoriali), ma anche regimazione delle acque superficiali, incanalate e profonde e dunque, limitazione dei fenomeni erosivi e di dissesto in generale.
Da quanto fin qui affermato si comprende che il bosco è un organismo complesso, governato da equilibri precari (per la continua interferenza nei suoi cicli vitali), dove l’uomo rappresenta solamente una delle variabili, insieme agli altri animali, al terreno, alle rocce e alle acque, alle piante, alle erbe e agli arbusti: non considerare la natura nel suo insieme, analizzando tutte le componenti e tutte le interrelazioni, porta sicuramente a danni notevoli.
Ciò che si deve perseguire non è, sia chiaro, una mancanza di gestione, che ha causato negli ultimi anni un aumento quantitativo della superficie boscata spesso a discapito della qualità (boschi di invasione a sua volta rinvasi e soffocati da essenze che nulla hanno a che fare con l’equilibri del bosco), ma una corretta gestione in armonia con la terra, considerando come fondamentali tutte le funzioni e potenzialità del territorio.
A livello di superficie boscata ci proponiamo dunque di:
In estrema sintesi, all’interno del nostro sistema permaculturale, noi ci prefiggiamo come scopo irrinunciabile, quello di vivere rispettosi nell’ambiente: questo non può che portare ad una ottimizzazione di tutte le sue potenzialità.
A.5 Trattamento delle acque, fitodepurazione
Bisogna far distinzione tra:
· ACQUE PIOVANE GRIGIE
· ACQUE REFLUE NERE
Acque Piovane Vanno incanalate e immagazzinate per le necessità irrigue delle coltivazioni (cisterne sotterranee).
Acque reflue grigie Vanno trattate e riciclate attraverso un sistema di fitodepurazione orizzontale, ossia incanalate e fatte passare in una successione di vasche (scavate nel terreno) riempite di un medium (ghiaia, ghiaino, sabbia…) e da piante acquatiche.
Le acque passando da una vasca all’altra decantano e vengono filtrate; le colonie di batteri trasformano le sostanze organiche ed i minerali pesanti: le piante assorbono tali sostanze e cedono ossigeno all’acqua che, attraverso un ultimo percorso aereo (ruscello) con varie cadute (cascatelle), si purifica. Può essere usata (assieme alle acque piovane recuperate) per idrocoltura, pescicoltura, irrigazione ed eventualmente per alimentare un luogo per la balneazione, nonché come riserva in caso di incendio.
La notevole massa vegetale delle piante acquatiche (da tagliare due volte l’anno) può essere usata per:
ricavare materia prima per l’artigianato (intreccio di cesti, stuoie, copertura tetti…);
compostaggio;
pacciamatura del suolo coltivato.
La conformazione del luogo (borgo in alto e terreni coltivabili a valle) rende particolarmente facile attuare tale sistema utilizzando i dislivelli.
Acque reflue nere Sarebbe opportuno installare un bio-digestore (apparecchio già diffuso all’estero, ce ne sono di ottimi in commercio).
In questo modo, senza avere problemi di fognatura, si ricaverebbe metano per il riscaldamento o la produzione di energia elettrica.
A.6 Compost
Uno dei principi base della Permacultura è di avere meno residui possibili che, di qualsiasi natura siano, possono potenzialmente produrre inquinamento.
Bisogna, quindi, fare in modo che gli scarti di ogni lavorazione divengano materia prima per altre o per successive fasi di lavoro.
In tale ottica, tutti i residui organici, che non possono essere consumati dagli animali domestici o di cortile, vanno trasformati per ottenere terriccio fertile da utilizzare nuovamente nelle pratiche colturali.
Durante questo processo, il materiale organico di scarto subisce numerose trasformazioni a causa dei microrganismi diventando compost; a fronte di una notevole riduzione dei volumi, si ha una stabilizzazione dei prodotti che diventano facilmente assimilabili dalle piante e che dunque rientrano “in circolo” pronte per produrre nuova sostanza vegetale.
La trasformazione della sostanza organica al posto della sua distruzione come rifiuto comporta un enorme risparmio energetico e ambientale, soprattutto nell’ottica di uno sviluppo sostenibile delle attività umane: ciò che prima veniva considerato scarto diviene ora sostanza fertile (e dunque preziosa), oltretutto senza la produzione di sostanze inquinanti.
Oltre ad essere un ottimo fertilizzante per le piante da serra, il compost è anche sostanza ammendante (ovvero in grado di migliorare le caratteristiche del terreno) e pacciamante (da usare in copertura per limitare le infestanti, trattenere l’umidità, ridurre l’erosione).
Il nostro obiettivo è quello di limitare le fuoriuscite “dal sistema“ di sostanza organica, tramite il compostaggio di tutti i residui delle potature, delle attività agricole in generale (compreso l’allevamento) e dell’attività di cucina.
B. LA DIMENSIONE TERRITORIALE
B.1 Permacultura
Si è scelto come base concettuale del villaggio la PERMACULTURA, disciplina di progettazione del territorio che punta all’integrazione armoniosa dell’uomo con l'ambiente attraverso un approccio sistemico ai problemi ambientali, sociali ed economici che colpiscono tutti gli insediamenti umani.
Il suo obiettivo è quindi quello di progettare insediamenti duraturi, il più possibile simile agli eco-sistemi naturali, usando una sapiente miscela di idee nuove e d’antica saggezza, che si traduce in uno stile di vita "non predatore" e "non parassitario".
Diffusa nel mondo dall'australiano Bill Mollison, la PERMACULTURA è allo stesso tempo un concetto pratico e un atteggiamento filosofico.
E' applicabile ad un villaggio come ad una fattoria o solo ad un giardino, alla città al deserto, nel tentativo di creare un ambiente produttivo che ci fornisca cibo, energia, rifugio, necessità materiali e non, così come infrastrutture economiche e sociali che permettono di mantenerlo tale.
E' una sintesi di ecologia e geografia, osservazione e disegno. Include tutti gli aspetti della cultura e dell'ambiente umano, urbano e rurale ed i suoi impatti locali e globali.
Inoltre racchiude l'etica e la cura della Terra giacché il suo uso sostenibile non può essere separato dagli aspetti filosofici e dal modo di vivere.
Partendo da uno spirito di cooperazione con la natura e con gli altri e di cura della Terra e delle persone, la PERMACULTURA presenta un nuovo punto di vista per disegnare ambienti che tengano conto delle diversità, della stabilità e della resistenza degli ecosistemi naturali.
Si prefigge,anche, di rigenerare la terra e di preservare quegli ambienti che permangono intatti.
Necessita di un'attenta pianificazione che parte dalla verifica dello stato delle risorse umane, materiali e naturali disponibili sul luogo, per poter organizzare, in seguito, l'insediamento utilizzando al meglio queste risorse, contenendo, per quanto possibile, l'apporto esterno dell'energia fossile e del trasporto e cercando di armonizzare al massimo la relazione tra cicli naturali ed attività umane.
Prevede poi uno "zonaggio" ovvero una razionalizzazione dello spazio occupato, rispetto agli spostamenti necessari durante il lavoro (le coltivazioni a più largo uso -aromatiche, orto- vicino all'abitato, quelle che richiedono pochi interventi -colture da campo- in zona più distante).
E' un modo di economizzare energia.
Ultimo principio, ma non meno importante, è la tendenza all'autosufficienza. Produrre per il proprio consumo, ovvero, far sì che la realtà che si va a costruire permetta il soddisfacimento dei bisogni delle persone che ne fanno parte: concetto che non si traduce in isolamento ma, il suo contrario, poiché esigenze molto forti sono senz’altro socializzare, condividere e promuovere un modo di vivere "sostenibile e appagante".
B.2 Bioarchitettura e Bioedilizia
. Straw bale houses
B.3 Valorizzazione del territorio anche con riferimento allo sviluppo del turismo locale e dell'eco-turismo.
. Strutture ricettive
B.4 Considerazione dei valori storici e culturali di determinate aree
- Rilevanza storica di territori e tradizioni
Così come una montagna cui vengono a mancare le radici degli alberi è condannata a franare in testa a chi vive a fondo valle, allo stesso modo un popolo che lascia avvizzire le proprie radici culturali, che dimentica la propria storia e abbandona la propria identità è condannato a sparire, a perdersi.
Consci di questo rischio consideriamo fondamentale impostare tutte le attività dell’AGRI-CAMP HABITAT in vista di un profondo radicamento territoriale. Tuttavia non è nei nostri piani muoverci con un approccio meramente locale, con il rischio di scadere in un bieco localismo: la nostra ambizione è agire in maniera glocale. (Questo neologismo, che può non piacere, ha diversi padri: dal politologo anglo-tedesco Dahrendorf sino agli esponenti dell’ecologia profonda, in particolare l’americano Goldsmith.)
Cosa s’intende con questo termine? Una valorizzazione delle culture locali che tendono ad essere soffocate dalla globalizzazione, ma non in un’ottica difensiva di chiusura in se stesse, bensì come proposta alternativa che nasce dalla capacità di mettersi in relazione tra loro, di comunicare alle altre le loro specificità e di accogliere i contributi specifici delle altre. Si tratta in sostanza di perseguire una diversa globalizzazione, di utilizzare i canali di comunicazione che oggi mettono in contatto tutti con tutti non per annullarsi in un magma indistinto unificato dal consumismo, ma per conoscere e far conoscere quanto ogni gruppo umano ha imparato dai rapporti che lo legano con i luoghi in cui vive e dalla sua storia. Il glocale è quindi un locale che comunica col globale e, per quanto riesce a dargli di originale lo influenza, e un globale che offre al locale elementi di crescita e di conoscenza nuovi.
L’ AGRI-CAMP HABITAT si propone di dare un contributo a questo processo di valorizzazione delle culture locali per quanto concerne la cosiddetta "cultura materiale": il sapere e il saper fare.
C. LA DIMENSIONE ECONOMICA
C.1 Coltivazione, lavorazione, trasformazione della canapa
Occorre chiarire innanzitutto che la coltivazione e la trasformazione della canapa, non ha, a differenza di quanto si possa pensare ad un primo approccio, nulla di "rivoluzionario": sia perché, tra le specie coltivate, si tratta di una delle poche piante conosciute fin dall'antichità tanto in Oriente quanto in Occidente, sia perché anche in Italia (come in molti altri paesi del mondo) la canapa è stata coltivata estensivamente - il nostro paese era addirittura il primo esportatore d'Europa - fino alla fine degli anni Cinquanta, quando la coltivazione cominciò a rivelarsi meno conveniente rispetto a prodotti come il cotone e le fibre sintetiche derivate dagli scarti della lavorazione del petrolio.
In effetti la canapa è una risorsa conosciuta dall'uomo da millenni.
Le prime tracce di uso della canapa (semi) sono state ritrovate durante scavi archeologici in accampamenti pre-agricoli risalenti ad oltre 7.000 anni fa. La mummia dell'uomo vissuto oltre 5.000 anni fa, ritrovata nel 1991 sul ghiacciaio del Similaun, indossava un mantello di canapa, e semi di canapa erano presenti nella sua sacca di scorta degli alimenti.
Canapa è il nome italiano della pianta che in modo scientifico viene definita cannabis sativa. Dal punto di vista botanico si distinguono due sottospecie di questa pianta: la cannabis sativa sativa, tipica dei Paesi settentrionali, impiegata comunemente in agricoltura e la cannabis sativa indica, tipica dei Paesi più caldi, che viene utilizzata prevalentemente in campo medico.
Nel nostro caso, sia per la latitudine geografica a cui ci troviamo, sia per ragioni di conformità alle vigenti leggi, la coltivazione si riferisce esclusivamente alla cannabis sativa sativa, con semi a norma certificati CEE.
La caratteristica principale e fondamentale di questa pianta è che essa non necessita, nel suo ciclo di coltivazione, di alcun additivo chimico, né diserbanti, né antiparassitari, né fertilizzanti. Non è minacciata da erbe infestanti perché il suo ciclo rapidissimo di crescita soffoca qualsiasi infestante. Non vi sono comuni parassiti che la danneggino e fertilizza essa stessa il terreno su cui viene coltivata, bonificandolo, peraltro, da eventuali sostanze inquinanti.
Coltura intrinsecamente biologica, quindi, ed altamente ecocompatibile.
L'industria di trasformazione della canapa in Italia è in forte svantaggio di sviluppo rispetto agli altri paesi europei, ma è da presumersi che, data la crescente richiesta del mercato, non tarderà ad avere una forte ripresa.
Tra le potenziali destinazioni commerciali della fibra di canapa sativa quella tessile dà le maggiori garanzie di offrire un impulso decisivo per la rinascita di questa coltura. Fibra fine per la produzione di tessuti da abbigliamento o per la casa e fibra forte per la produzione di cordami, vele, e altri materiali particolarmente resistenti. Ma le possibilità commerciali sono molteplici e in continuo divenire: la produzione di pasta di cellulosa, materiali per la bioedilizia, bio-plastiche, pannelli, sono in forte espansione, date le caratteristiche peculiari di questa pianta, che garantisce una robustezza senza pari in nessun altro tipo di fibra naturale o sintetica, e con le sopramenzionate caratteristiche di assoluta biocompatibilità.
Vanno inoltre ricordati alcuni altri aspetti importantissimi. Dalle infiorescenze si ottengono oli ed essenze per balsami e cosmetici. Dai semi si estrae uno degli oli più pregiati esistenti in natura, sia dal punto di vista alimentare, sia da quello terapeutico. Con la fermentazione degli scarti della lavorazione della canapa si può ottenere combustibile altamente ecologico. Con la triturazione degli stessi scarti si può ottenere fertilizzante per qualsiasi altra coltura.
La versatilità di questa pianta non ha praticamente limiti. Infiniti sono gli usi che se ne possono fare.
Nel nostro progetto di coltivazione e lavorazione di canapa sativa possiamo individuare, almeno inizialmente alcune fasi:
1. Preparazione del terreno e semina;
2. Potatura delle infiorescenze per la produzione di essenze ed oli essenziali;
3. Raccolta dei semi per la produzione di olio, farina e altri alimenti;
4. Raccolto e imballaggio delle piante a fine ciclo di maturazione per la vendita ad industrie di trasformazione e produzione di fibra.
5. In prospettiva, una volta avviata la produzione e reperendo i mezzi economici necessari per l'acquisto di alcuni macchinari e mezzi meccanici si può pensare nel medio termine ad una seconda fase di pre-lavorazione industriale, attraverso:
6. Decorticazione degli steli e/o macerazione.
A lungo termine è anche possibile pensare di avviare qualche attività di tipo artigianale di filatura e tessitura.
Alcune lavorazioni di tipo artigianale sono invece immediatamente possibili: oggettistica, addobbi e decorazioni, gadgets e souvenir, e qualsiasi tipo di creazione artistica la fantasia consenta di escogitare.
C.2 Produzione e conservazione prodotti biologici
C.3 Artigianato, artigianato artistico
La caratteristica del lavoro artigianale è quella di produrre dei “pezzi unici”, perché il lavoro manuale porta sempre all’oggetto qualcosa di chi lo produce. Ed è spesso considerato un’arte perché richiede una totale dedizione. Infatti spesso l’artigianato e l’arte si confondono; ciò che li contraddistingue è l’utilità della produzione. L’artigianato produce “utensili”, oltre a beni di prima necessità, come indumenti o mobili.
Anche il lavoro artigianale all’interno del villaggio avrà lo stretto legame con la terra e con la ricchezza dei materiali che vi si trovano; accanto alla grande parte di produzione e conservazione del cibo c’è la creazione di oggetti a partire da materiali naturali non sofisticati, quali legno, tessuti, creta, …
La lavorazione artigianale dei materiali naturali permette di ritrovare i ritmi dei gesti in un’ottica creativa e di seguire interamente il percorso produttivo dalla ricerca e lavorazione della materia prima sino alla progettazione e confezione del prodotto finale; nel totale rispetto del pianeta.
La valorizzazione del lavoro manuale, dei beni della natura, e del gusto personale fa del lavoro artigianale la fucina della creatività, dove ciascuno può scegliere i propri ritmi di produzione, che cosa desidera produrre e con quali tecniche. Questo permette di trovare un senso nel lavoro, che è qualitativo e artistico ma anche utile alla collettività. Il lavoro manuale riporta inoltre a una dimensione naturale l’agire dell’uomo nel mondo e ha una grande valenza pedagogica e formativa.
Il Laboratorio artigianale farà la lavorazione dei materiali naturali per la produzione dei beni necessari al villaggio:
MOBILI IN LEGNO, GIUNCO, BAMBU’, FERRO - VETTOVAGLIE IN LEGNO, PIETRA, CRETA, RAME - TESSUTI IN CANAPA, LANA, COTONE; FELTRO
ABBIGLIAMENTO E BIANCHERIA PER LA CASA - STRUMENTI MUSICAL I
GIOCATTOLI – CANDELE – BORSE - LIBRI E QUADERNI – LAVORAZIONE DEL CUOIO – CARTAPESTA - PRODUZIONI ARTISTICHE.
C.4 Agriturismo, bed & breakfast, rifugio, ostello, escursioni
C.5 Eventi creativi, formativi, artistici
La portata culturale d’una comunità che sceglie la sostenibilità, diventa necessariamente un crogiuolo di nuove visioni del mondo, atte a garantire il futuro a chi verrà dopo di noi. In quest’ottica riteniamo doveroso promuovere l’apertura all’esterno della comunità per dimostrare che si può vivere senza inquinare, educando alla pacifica convivenza, alla crescita individuale e collettiva, a nuovi paradigmi che l’evoluzione ci offre.
Sarà dunque fondamentale per il villaggio attivarsi nel realizzare un calendario di eventi tematici e divulgativi (seminari, stage, incontri) nonché una serie di eventi creativi di arti e mestieri, in ogni loro forma espressiva, anche collaborando con altre entità.
Verrà dunque redatto annualmente un programma in cui si contemplino eventi relativi alla formazione e divulgazione di:
1. Permacultura, agricoltura sinergica
2. Guarigione della terra, energie rinnovabili, bioarchitettura
3. Pedagogia ed educazione permanente
4. Reading di poesia, stage di pittura, scultura, teatro, fotografia ecc.
5. Feste stagionali, raduni di villaggi
Tale programmazione verrà curata dai rispettivi referenti di concerto con le strutture di accoglienza e ristoro della comunità.
La dimensione economica del settore culturale, formativo ed artistico si avvarrà anche del sostegno della Casa Editrice e di coloro che si occuperanno di divulgare in Internet, attraverso il sito e le newsletter, le iniziative.
Come per ogni altro settore produttivo, anche i proventi di tali attività culturali andranno a beneficio dell’intera comunità e in parte reinvestiti nella programmazione degli anni successivi.
C.6 Attività editoriali e multimediali
L’opera di informazione e sensibilizzazione sui temi della difesa dell’ambiente, dell’ecologia, del bioregionalismo, della permacultura, e quant’altro, sarà uno dei punti di forza dell’eco-villaggio.
Dal punto di vista informatico si può pensare ed impostare fin da subito un SITO INTERNET che funga da portale italiano per l’accesso alle tematiche legate al concetto di eco-villaggio, con un occhio di riguardo anche al panorama internazionale, e che si vada ad affiancare ai vari siti e portali veri e propri del biologico già operanti. Un contenitore, peraltro finora inesistente, che instradi velocemente il visitatore sulle diverse strade percorse e percorribili per la salvaguardia dell’ambiente e della vita, e alla vastissima gamma di tematiche ed argomentazioni ad esse legate.
Una sezione del sito sarà naturalmente dedicata alla nostra esperienza, fornendo informazioni aggiornate e dettagliate su di essa, in modo chiaro, accessibile e trasparente.
Naturalmente ad esso sarà annessa una MAILING LIST, che fungerà da forum permanente di discussione su questi concetti ed esperienze, e che unirà i principi ispiratori degli eco-villaggi con le tematiche proposte dall’Osservatorio Etico Ambientale, producendo altresì in tal modo nuove visioni, ispirazioni e sperimentazioni, ed arricchendo il livello della discussione con i contributi che singoli o gruppi vorranno apportare.
Riteniamo altresì opportuno, qualora le forze e le competenze ce lo permettessero, affiancare a questo sito una RADIO ON-LINE che informi e allieti gli ascoltatori sulle tematiche affrontate all’interno del sito stesso, e questo in considerazione della effettiva mancanza nel panorama sia italiano sia internazionale di una radio di tal fatta.
Per quanto riguarda invece l’attività editoriale su carta, si nota sul panorama nazionale una mancanza di un bollettino efficace ed esaustivo delle esperienze della rete degli eco-villaggi, e più in generale della pratica della permacultura.
Nel nostro progetto editoriale riveste dunque un ruolo fondamentale la pubblicazione di una RIVISTA che abbia l’ambizione di arrivare a parlare alla gente comune, che vive non solo in campagna ma anche e soprattutto in contesti urbani, dell’esperienza dell’eco-villaggio, dell’agricoltura biologica e sinergica, di un rapporto con la terra più significativo e pregnante, e che riproponga con forza delle strategie percorribili e concrete per avvicinarsi alla “cultura” della terra.
La catena distributiva potrebbe partire inizialmente dalla fitta rete di associazioni che si occupano di ambiente e salvaguardia del pianeta, dai numerosi punti vendita del biologico ormai presenti in modo cospicuo anche in ambito metropolitano, da ristoranti vegetariani e macrobiotici, ecc. e da singoli simpatizzanti che si propongono come sostenitori e/o diffusori.
La testata potrà essere editata inizialmente come supplemento a qualche rivista già esistente, disponibile e a noi affine (ce ne sono molte), per poi autonomizzarsi dotandosi di mezzi propri di distribuzione e diffusione.
Nel nostro progetto la rivista sarà il primo passo verso la costituzione di una CASA EDITRICE che immaginiamo veicolo di propagazione delle opere culturali e letterarie che componenti del gruppo o esterni a noi affini vorranno far conoscere: poesie, documenti, narrazioni e quant’altro.
Al crocevia tra Casa Editrice e Sito Internet si inscrive, infine, il progetto di pubblicare dei CD-ROM nei quali confluirebbe tutto il materiale delle nostre ricerche nei vari ambiti del sapere, sia pratico sia teorico, che porteremo avanti quotidianamente.
D. LA DIMENSIONE ETICO-SOCIALE.
D.1 Educazione ambientale e pedagogia
L’educazione e la formazione permanente della coscienza ecologica del singolo e della comunità, sono il fulcro dell’ecovillaggio. Ogni singolo individuo che vi risiede è invitato ad effettuare una scelta quotidiana dei suoi comportamenti, che determinano la sostenibilità e la continuità dell’ AGRI-CAMP stesso; questo mettersi in gioco di ciascun componente permette al complesso di divenire un vero e proprio laboratorio sperimentale di educazione ambientale (includendo la valutazione di comportamenti e scelte quotidiane nei confronti dell’ambiente, compatibili con un futuro vivibile). La struttura di eco-villaggio si fonda sul principio di comunità e la struttura di una comunità muove i suoi ritmi nel rispetto degli spazi dedicati ai bambini.
Nell’ AGRI-CAMP HABITAT i bambini saranno inseriti in un contesto educativo allargato all'intera comunità, laddove ogni adulto diventa ed è un educatore, con il suo stesso esempio di vita. Ovviamente sarà ben chiaro il ruolo dei maestri, i quali lavoreranno fianco a fianco con i genitori ed in piena autonomia per gli spazi didattici che gli competono.
Nel villaggio la realtà degli adulti appare al bambino qualcosa di veramente coerente e fa sfociare in lui il rispetto profondo per qualsiasi educatore, sia esso il maestro o l'agricoltore o l'artista e il genitore.
Su questi presupposti si riuscirà dunque ad elaborare con serenità una pedagogia legata alle qualità fisiche, animiche e spirituali dei bambini di questo nuovo millennio.
La didattica e l'antropologia che si svilupperanno in seno ai laboratori didattici saranno ispirate dalle stesse manifestazioni di questi bimbi perfettamente armonizzati con l'ambiente e con la comunità.
Non vogliamo qui esporre un trattato di pedagogia, considerando fra l'altro che si tratta di una scienza in divenire che potrà svilupparsi appieno solo in seno all'insediamento. Possiamo però dire che è nostro intento fornire dei nuovi strumenti didattici creando nuove fiabe, fornendo nuovi giochi che possano sviluppare anche l'intuizione ed una sensibilità alla vita completamente rinnovata. E’ ovvio che tutta l’educazione scolastica sarà imperniata sull’apprendimento attivo: si impara facendo, sperimentando, sbagliando. Si impara con il cuore, le mani, i sensi, tutto il corpo, non solo con il cervello.
L’ AGRI-CAMP HABITAT si propone inoltre di offrire servizi alle scuole esterne, nella stessa ottica pedagogica: l’organizzazione e la gestione di soggiorni, campi estivi e progetti mirati a lungo termine, sulla linea di esperienza delle fattorie didattiche, ma con l’ampiezza che può offrire la struttura del villaggio.
Le fattorie didattiche del genere RISEA (Rete Italiana Scuole di Ecologia all’ Aperto), pongono le loro radici sull’importanza di fare scuole a stretto contatto con la natura e i suoi cicli con attività all’aperto, che educano a salvaguardare la Terra.
Le attività didattiche proponibili alle scuole sono:
· L’orto biologico sinergico
· L’orto botanico
· I cicli di produzione degli alimenti
· Il pane
· Il compostaggio dei residui organici
· La cura degli animali d’allevamento
· La lavorazione dei prodotti di derivazione animale
· Lo stagno e la fitodepurazione
· Il giardino
· Il frutteto
· I laboratori artigianali
· I laboratori artistici
· Le energie alternative
· La bioarchitettura
A queste attività, legate all’insediamento umano, possono essere aggiunte quelle per la zona boschiva (pulizia del bosco, costruzione di capanne), per i corsi d’acqua, e i percorsi naturalistici nella riserva naturale:
· Giochi di orientamento
· Osservazione di piante e animali
· Osservazione delle stelle, della luna e del sole
Sottolineiamo il valore pedagogico che ha per il bambino seguire il percorso completo di produzione alimentare: dalla semina alla raccolta alla cucina al piatto, per educare il gusto.
In sintesi il progetto HABITAT può essere una “scuola di vita”, un centro di ecologia pratica, cioè una concreta prospettiva per il futuro dei nostri bambini su questo pianeta.
· INTRODUZIONE (Manifesto)
A. LA DIMENSIONE AMBIENTALE
1. Rispetto e sostegno biodiversità e bioregionalismo
2. Agricoltura sinergica
3. Energia rinnovabile - autosufficienza energetica
4. Ripristino, conservazione e valorizzazione del patrimonio forestale
5. Trattamento delle acque, fitodepurazione
6. Compost
B. LA DIMENSIONE TERRITORIALE
1. Permacultura
2. Bioarchitettura e Bioedilizia
3. Valorizzazione del territorio anche con riferimento allo sviluppo del turismo locale e dell'eco-turismo (strutture ricettive, agriturismo ecc.)
4. Considerazione dei valori storici e culturali di determinate aree
C. LA DIMENSIONE ECONOMICA
1. Coltivazione, lavorazione, trasformazione della canapa 2. Produzione e conservazione prodotti biologici
3. Artigianato, artigianato artistico
4. Agriturismo, bed & breakfast, rifugio, ostello, escursioni
5. Eventi creativi, formativi, artistici
6. Attività editoriali e multimediali
D. LA DIMENSIONE ETICO-SOCIALE
1. Educazione all’ambiente e pedagogia
INTRODUZIONE
Promuovere, sostenere e progettare la bio-sostenibilità a tutti i livelli, ecologica, economica eculturale; questo vuole significare il progetto HABITAT.
Un “Eco-villaggio”. Struttura rurale dedita alla progettazione ecologica basata sulla comune e solidale idea di proteggere la biodiversità, incoraggiare la crescita personale e sperimentare stili di vita che facilitino l’armonia tra gli esseri umani e con la natura.
HABITAT si pone come modello ormai “sostitutivo” e non più alternativo al sistema degli sprechi e di alienati consumi. Ciò nonostante non vuole essere un’ isola separata dal contesto globale, non una fuga; ma una realtà che vuole essere esempio di salute e di pace, di ricerca costante del recupero di una dimensione più autentica dell’uomo nella sua interezza.
La nostra idea è quella di fare un AGRI-CAMP, un insediamento agricolo-sociale integrato nel mondo naturale che utilizza e promuove sistemi di agricoltura ed allevamento biologici per produrre alimenti e materie prime a sostegno della comunità e della sua economia, energie pulite e rinnovabili, bioarchitettura e bioedilizia, artigianato, coltivazione e trasformazione della canapa, educazione permanente di bambini ed adulti allo sviluppo delle proprie capacità espressive, alla fiducia in sé e alla consapevolezza che è possibile vivere genuinamente.
A. LA DIMENSIONE AMBIENTALE
A.1 Rispetto e sostegno biodiversità e bioregionalismo
L’ AGRI-CAMP HABITAT si propone in primo luogo come effettiva ed accessibile strategia per combattere il degrado del nostro ambiente ecologico.
Nel 1998 i primi ecovillaggi sono stati ufficialmente riconosciuti ai vertici della lista ONU delle 100 Best Practices, come eccellenti modelli di vita sostenibile.
Una delle funzioni più preziose di un ecovillaggio è quella di proteggere la biodiversità presente sul territorio dove esso sorge. Per Biodiversità, o diversità biologica, si intende la variabilità fra gli organismi viventi di tutte le specie comprese in un ecosistema ed anche la variabilità degli ecosistemi presenti in un'area, sia quelli terrestri che quelli acquatici, ed ovviamente le complessità di cui fanno parte.
Conoscenza di fauna e flora e monitoraggio sono alla base della conservazione e della gestione del patrimonio biologico: gli inventari forniscono le conoscenze di base ed il monitoraggio misura le variazioni.
E’ dunque nostro intento impegnarci nel proteggere la Biodiversità attraverso l’osservazione e il monitoraggio costanti e attraverso la salvaguardia di sementi autoctone, inserendoci nella rete dei Seed Savers e favorendo la nascita di biotopi, ovvero ambienti vitali omogenei, delimitabili rispetto al loro intorno, nei quali vive una comunità di vegetali e animali (biocenosi) ad essi adattati.
Il rispetto per la biodiversità presuppone una visione del territorio tipica del bioregionalismo, concetto basilare per la conoscenza e il rispetto dell’ambiente.
“Il bioregionalismo è nato in California verso la metà degli anni '70 e le sue idee sono state propagandate in tutto il mondo da filosofi, ecologisti, scrittori e poeti, facendo presa sulle persone più sensibili e alla ricerca di un diverso e più profondo rapporto con la natura. Il bioregionalismo è legato al territorio - luogo - in cui si vive, considerato come un insieme omogeneo dal punto di vista morfologico e da quello degli esseri viventi, un insieme in cui tra le piante, gli animali, i monti, i suoli, e le acque, l'uomo è solamente una parte della complessa rete ecosistemica, in una prospettiva non più antropocentrica bensì biocentrica.
Il termine bioregione viene dalla parola greca bios (vita) e da quella latina regere (governare). Si tratta quindi di un territorio geografico omogeneo in cui dovrebbero essere predominanti le regole dettate dalla natura e non le leggi che spesso l'uomo ha definito artificialmente a proprio uso e consumo.
Ognuno di noi vive all'interno di una bioregione e lo sforzo da fare è quello di riconoscerla, ritrovarsi in essa come nella propria casa, e di questa conoscere tutte le potenzialità e le risorse naturali, sociali e culturali, alla ricerca di un modo di vivere sostenibile e locale in armonia con le leggi della natura e con tutti gli esseri viventi e non viventi”
A.2 Agricoltura sinergica biologica
Per quanto riguarda le coltivazioni, nel disegno permaculturale dell'insediamento verranno seguiti i principi dell'AGRICOLTURA SINERGICA.
Tale sistema -adattamento alle condizioni climatiche, colturali mira a permettere ai terreni coltivati di mantenere la stessa capacità di autofertilizzazione di un suolo selvatico.
Come dimostrato i da tante realtà nel mondo, l'agricoltura (la programmazione delle colture) può essere praticata rispettando la dinamica degli organismi viventi che si trovano naturalmente nel suolo e che ne costituiscono la base della fertilità.
I principi dell'AGRICOLTURA SINERGICA sono:
1 - Fertilizzazione continua del suolo tramite una copertura organica permanente (niente concime chimico né naturale);
2 - Coltivazione di specie annuali in associazione a colture complementari con l'integrazione di alberi azoto-fissatori.
3 - Assenza di aratura o di qualsiasi altro tipo di disturbo del suolo (il terreno si lavora da solo) ;
4 - Il suolo si area da solo, se noi evitiamo di provocarne il compattamento.
E' una coltivazione intensiva poiché basata sulla convinzione, ampiamente dimostrata da vari microbiologi, che non è la terra che fa le piante ma le piante che creano suolo fertile attraverso i propri essudati radicali, i residui organici che lasciano e l'attività chimica in interazione sinergica con microrganismi, batteri, funghi e lombrichi presenti nella rizosfera.
I prodotti ottenuti con tale pratica hanno una diversa qualità, un diverso sapore, una diversa energia e una maggiore resistenza agli agenti patogeni.
La presenza di diverse specie e diverse famiglie consociate rendono superfluo anche la rotazione delle colture eccetto per alcune specie (es. i cavoli).
L'eventuale necessità di nutrimento del suolo (carenza di materiale organico) è soddisfatta con "concimi verdi" ossia con la coltivazione di piante che crescano anche in terreni poveri (rape da foraggio, senape, segale...) e che non verranno raccolte ma lasciate a decomporsi nel terreno stesso.
A.3 Energia rinnovabile - autosufficienza energetica
. energia eolica
. solare termico
.solare elettrico
.bio-gas
.combustibili vegetali
A.4 Ripristino, conservazione e valorizzazione del patrimonio forestale
Una piena valorizzazione della risorsa bosco non può prescindere dalla piena presa di coscienza della sua multifunzionalità.
A conferma di quanto asserito, vogliamo evidenziare due significativi passaggi:
- storicamente si è assistito, soprattutto dal primo dopoguerra fino a pochi anni orsono, a un continuo spopolamento delle zone boscate, soprattutto montane;
- una accresciuta sensibilità ecologica ha portato a rivalutare questo nostro fondamentale patrimonio, non considerandolo più unicamente come un bene in grado di produrre e quindi solamente da sfruttare.
Oltre alla funzione più tipica, ovvero quella produttiva, hanno pian piano acquistato importanza anche la funzione turistico-ricreativa e quella protettiva.
Per quanto concerne il primo punto, il desiderio di “fuga dalla realtà metropolitana” ha portato sempre più larghe fasce di popolazione alla ricerca di nuovi spazi in cui evadere, sia per un breve distacco, sia per intraprendere attività remunerative; la domanda crescente di “naturalità” ha innescato un processo di parziale reinsediamento in zone precedentemente abbandonate, con l’offerta di beni e servizi all’interno di un turismo sempre meno “di massa” e sempre più qualificato, dove svago e la cultura sono spesso indivisibili. All’interno di questo processo occorre sottolineare l’estrema importanza del recupero delle tradizioni locali, non solo usi e costumi ma anche attività economiche che, se un tempo non erano remunerative, possono oggi rappresentare importanti nicchie di mercato: si sottolinea infatti che una gestione ottimale non può esistere senza l’interazione con le comunità locali che “vivono” concretamente il territorio e che dunque conoscono appieno problematiche e potenzialità.
La funzione protettiva da parte del bosco rappresenta una risorsa di fondamentale importanza (come tra l’altro evidenziato da recenti danni alluvionali): non solo trattenuta del terreno contro frane e smottamenti (e quindi protezione dei centri abitati e limitazione di dissesti territoriali), ma anche regimazione delle acque superficiali, incanalate e profonde e dunque, limitazione dei fenomeni erosivi e di dissesto in generale.
Da quanto fin qui affermato si comprende che il bosco è un organismo complesso, governato da equilibri precari (per la continua interferenza nei suoi cicli vitali), dove l’uomo rappresenta solamente una delle variabili, insieme agli altri animali, al terreno, alle rocce e alle acque, alle piante, alle erbe e agli arbusti: non considerare la natura nel suo insieme, analizzando tutte le componenti e tutte le interrelazioni, porta sicuramente a danni notevoli.
Ciò che si deve perseguire non è, sia chiaro, una mancanza di gestione, che ha causato negli ultimi anni un aumento quantitativo della superficie boscata spesso a discapito della qualità (boschi di invasione a sua volta rinvasi e soffocati da essenze che nulla hanno a che fare con l’equilibri del bosco), ma una corretta gestione in armonia con la terra, considerando come fondamentali tutte le funzioni e potenzialità del territorio.
A livello di superficie boscata ci proponiamo dunque di:
- introdotte turni corretti per le utilizzazioni forestali, anche con opportuni diradamenti e selezione delle specie autoctone, preservando comunque la biodiversità e procedendo sempre a prelievi moderati dei prodotti.
- mantenere il più possibile i microclimi e le cenosi arbustive, nella consapevolezza che solo un bosco plurispecifico e stratificato può svolgere appieno i propri compiti di preservazione del territorio;
- ripristinare i sentieri e la viabilità in generale per potere “vivere” appieno il bosco
- portare le nostre esperienze e conoscenze a chi si vuole avvicinare alla natura, perché senza una adeguata conoscenza “dal vivo” è impossibile apprezzare le risorse e dunque farle rispettare.
In estrema sintesi, all’interno del nostro sistema permaculturale, noi ci prefiggiamo come scopo irrinunciabile, quello di vivere rispettosi nell’ambiente: questo non può che portare ad una ottimizzazione di tutte le sue potenzialità.
A.5 Trattamento delle acque, fitodepurazione
Bisogna far distinzione tra:
· ACQUE PIOVANE GRIGIE
· ACQUE REFLUE NERE
Acque Piovane Vanno incanalate e immagazzinate per le necessità irrigue delle coltivazioni (cisterne sotterranee).
Acque reflue grigie Vanno trattate e riciclate attraverso un sistema di fitodepurazione orizzontale, ossia incanalate e fatte passare in una successione di vasche (scavate nel terreno) riempite di un medium (ghiaia, ghiaino, sabbia…) e da piante acquatiche.
Le acque passando da una vasca all’altra decantano e vengono filtrate; le colonie di batteri trasformano le sostanze organiche ed i minerali pesanti: le piante assorbono tali sostanze e cedono ossigeno all’acqua che, attraverso un ultimo percorso aereo (ruscello) con varie cadute (cascatelle), si purifica. Può essere usata (assieme alle acque piovane recuperate) per idrocoltura, pescicoltura, irrigazione ed eventualmente per alimentare un luogo per la balneazione, nonché come riserva in caso di incendio.
La notevole massa vegetale delle piante acquatiche (da tagliare due volte l’anno) può essere usata per:
ricavare materia prima per l’artigianato (intreccio di cesti, stuoie, copertura tetti…);
compostaggio;
pacciamatura del suolo coltivato.
La conformazione del luogo (borgo in alto e terreni coltivabili a valle) rende particolarmente facile attuare tale sistema utilizzando i dislivelli.
Acque reflue nere Sarebbe opportuno installare un bio-digestore (apparecchio già diffuso all’estero, ce ne sono di ottimi in commercio).
In questo modo, senza avere problemi di fognatura, si ricaverebbe metano per il riscaldamento o la produzione di energia elettrica.
A.6 Compost
Uno dei principi base della Permacultura è di avere meno residui possibili che, di qualsiasi natura siano, possono potenzialmente produrre inquinamento.
Bisogna, quindi, fare in modo che gli scarti di ogni lavorazione divengano materia prima per altre o per successive fasi di lavoro.
In tale ottica, tutti i residui organici, che non possono essere consumati dagli animali domestici o di cortile, vanno trasformati per ottenere terriccio fertile da utilizzare nuovamente nelle pratiche colturali.
Durante questo processo, il materiale organico di scarto subisce numerose trasformazioni a causa dei microrganismi diventando compost; a fronte di una notevole riduzione dei volumi, si ha una stabilizzazione dei prodotti che diventano facilmente assimilabili dalle piante e che dunque rientrano “in circolo” pronte per produrre nuova sostanza vegetale.
La trasformazione della sostanza organica al posto della sua distruzione come rifiuto comporta un enorme risparmio energetico e ambientale, soprattutto nell’ottica di uno sviluppo sostenibile delle attività umane: ciò che prima veniva considerato scarto diviene ora sostanza fertile (e dunque preziosa), oltretutto senza la produzione di sostanze inquinanti.
Oltre ad essere un ottimo fertilizzante per le piante da serra, il compost è anche sostanza ammendante (ovvero in grado di migliorare le caratteristiche del terreno) e pacciamante (da usare in copertura per limitare le infestanti, trattenere l’umidità, ridurre l’erosione).
Il nostro obiettivo è quello di limitare le fuoriuscite “dal sistema“ di sostanza organica, tramite il compostaggio di tutti i residui delle potature, delle attività agricole in generale (compreso l’allevamento) e dell’attività di cucina.
B. LA DIMENSIONE TERRITORIALE
B.1 Permacultura
Si è scelto come base concettuale del villaggio la PERMACULTURA, disciplina di progettazione del territorio che punta all’integrazione armoniosa dell’uomo con l'ambiente attraverso un approccio sistemico ai problemi ambientali, sociali ed economici che colpiscono tutti gli insediamenti umani.
Il suo obiettivo è quindi quello di progettare insediamenti duraturi, il più possibile simile agli eco-sistemi naturali, usando una sapiente miscela di idee nuove e d’antica saggezza, che si traduce in uno stile di vita "non predatore" e "non parassitario".
Diffusa nel mondo dall'australiano Bill Mollison, la PERMACULTURA è allo stesso tempo un concetto pratico e un atteggiamento filosofico.
E' applicabile ad un villaggio come ad una fattoria o solo ad un giardino, alla città al deserto, nel tentativo di creare un ambiente produttivo che ci fornisca cibo, energia, rifugio, necessità materiali e non, così come infrastrutture economiche e sociali che permettono di mantenerlo tale.
E' una sintesi di ecologia e geografia, osservazione e disegno. Include tutti gli aspetti della cultura e dell'ambiente umano, urbano e rurale ed i suoi impatti locali e globali.
Inoltre racchiude l'etica e la cura della Terra giacché il suo uso sostenibile non può essere separato dagli aspetti filosofici e dal modo di vivere.
Partendo da uno spirito di cooperazione con la natura e con gli altri e di cura della Terra e delle persone, la PERMACULTURA presenta un nuovo punto di vista per disegnare ambienti che tengano conto delle diversità, della stabilità e della resistenza degli ecosistemi naturali.
Si prefigge,anche, di rigenerare la terra e di preservare quegli ambienti che permangono intatti.
Necessita di un'attenta pianificazione che parte dalla verifica dello stato delle risorse umane, materiali e naturali disponibili sul luogo, per poter organizzare, in seguito, l'insediamento utilizzando al meglio queste risorse, contenendo, per quanto possibile, l'apporto esterno dell'energia fossile e del trasporto e cercando di armonizzare al massimo la relazione tra cicli naturali ed attività umane.
Prevede poi uno "zonaggio" ovvero una razionalizzazione dello spazio occupato, rispetto agli spostamenti necessari durante il lavoro (le coltivazioni a più largo uso -aromatiche, orto- vicino all'abitato, quelle che richiedono pochi interventi -colture da campo- in zona più distante).
E' un modo di economizzare energia.
Ultimo principio, ma non meno importante, è la tendenza all'autosufficienza. Produrre per il proprio consumo, ovvero, far sì che la realtà che si va a costruire permetta il soddisfacimento dei bisogni delle persone che ne fanno parte: concetto che non si traduce in isolamento ma, il suo contrario, poiché esigenze molto forti sono senz’altro socializzare, condividere e promuovere un modo di vivere "sostenibile e appagante".
B.2 Bioarchitettura e Bioedilizia
. Straw bale houses
B.3 Valorizzazione del territorio anche con riferimento allo sviluppo del turismo locale e dell'eco-turismo.
. Strutture ricettive
B.4 Considerazione dei valori storici e culturali di determinate aree
- Rilevanza storica di territori e tradizioni
Così come una montagna cui vengono a mancare le radici degli alberi è condannata a franare in testa a chi vive a fondo valle, allo stesso modo un popolo che lascia avvizzire le proprie radici culturali, che dimentica la propria storia e abbandona la propria identità è condannato a sparire, a perdersi.
Consci di questo rischio consideriamo fondamentale impostare tutte le attività dell’AGRI-CAMP HABITAT in vista di un profondo radicamento territoriale. Tuttavia non è nei nostri piani muoverci con un approccio meramente locale, con il rischio di scadere in un bieco localismo: la nostra ambizione è agire in maniera glocale. (Questo neologismo, che può non piacere, ha diversi padri: dal politologo anglo-tedesco Dahrendorf sino agli esponenti dell’ecologia profonda, in particolare l’americano Goldsmith.)
Cosa s’intende con questo termine? Una valorizzazione delle culture locali che tendono ad essere soffocate dalla globalizzazione, ma non in un’ottica difensiva di chiusura in se stesse, bensì come proposta alternativa che nasce dalla capacità di mettersi in relazione tra loro, di comunicare alle altre le loro specificità e di accogliere i contributi specifici delle altre. Si tratta in sostanza di perseguire una diversa globalizzazione, di utilizzare i canali di comunicazione che oggi mettono in contatto tutti con tutti non per annullarsi in un magma indistinto unificato dal consumismo, ma per conoscere e far conoscere quanto ogni gruppo umano ha imparato dai rapporti che lo legano con i luoghi in cui vive e dalla sua storia. Il glocale è quindi un locale che comunica col globale e, per quanto riesce a dargli di originale lo influenza, e un globale che offre al locale elementi di crescita e di conoscenza nuovi.
L’ AGRI-CAMP HABITAT si propone di dare un contributo a questo processo di valorizzazione delle culture locali per quanto concerne la cosiddetta "cultura materiale": il sapere e il saper fare.
C. LA DIMENSIONE ECONOMICA
C.1 Coltivazione, lavorazione, trasformazione della canapa
Occorre chiarire innanzitutto che la coltivazione e la trasformazione della canapa, non ha, a differenza di quanto si possa pensare ad un primo approccio, nulla di "rivoluzionario": sia perché, tra le specie coltivate, si tratta di una delle poche piante conosciute fin dall'antichità tanto in Oriente quanto in Occidente, sia perché anche in Italia (come in molti altri paesi del mondo) la canapa è stata coltivata estensivamente - il nostro paese era addirittura il primo esportatore d'Europa - fino alla fine degli anni Cinquanta, quando la coltivazione cominciò a rivelarsi meno conveniente rispetto a prodotti come il cotone e le fibre sintetiche derivate dagli scarti della lavorazione del petrolio.
In effetti la canapa è una risorsa conosciuta dall'uomo da millenni.
Le prime tracce di uso della canapa (semi) sono state ritrovate durante scavi archeologici in accampamenti pre-agricoli risalenti ad oltre 7.000 anni fa. La mummia dell'uomo vissuto oltre 5.000 anni fa, ritrovata nel 1991 sul ghiacciaio del Similaun, indossava un mantello di canapa, e semi di canapa erano presenti nella sua sacca di scorta degli alimenti.
Canapa è il nome italiano della pianta che in modo scientifico viene definita cannabis sativa. Dal punto di vista botanico si distinguono due sottospecie di questa pianta: la cannabis sativa sativa, tipica dei Paesi settentrionali, impiegata comunemente in agricoltura e la cannabis sativa indica, tipica dei Paesi più caldi, che viene utilizzata prevalentemente in campo medico.
Nel nostro caso, sia per la latitudine geografica a cui ci troviamo, sia per ragioni di conformità alle vigenti leggi, la coltivazione si riferisce esclusivamente alla cannabis sativa sativa, con semi a norma certificati CEE.
La caratteristica principale e fondamentale di questa pianta è che essa non necessita, nel suo ciclo di coltivazione, di alcun additivo chimico, né diserbanti, né antiparassitari, né fertilizzanti. Non è minacciata da erbe infestanti perché il suo ciclo rapidissimo di crescita soffoca qualsiasi infestante. Non vi sono comuni parassiti che la danneggino e fertilizza essa stessa il terreno su cui viene coltivata, bonificandolo, peraltro, da eventuali sostanze inquinanti.
Coltura intrinsecamente biologica, quindi, ed altamente ecocompatibile.
L'industria di trasformazione della canapa in Italia è in forte svantaggio di sviluppo rispetto agli altri paesi europei, ma è da presumersi che, data la crescente richiesta del mercato, non tarderà ad avere una forte ripresa.
Tra le potenziali destinazioni commerciali della fibra di canapa sativa quella tessile dà le maggiori garanzie di offrire un impulso decisivo per la rinascita di questa coltura. Fibra fine per la produzione di tessuti da abbigliamento o per la casa e fibra forte per la produzione di cordami, vele, e altri materiali particolarmente resistenti. Ma le possibilità commerciali sono molteplici e in continuo divenire: la produzione di pasta di cellulosa, materiali per la bioedilizia, bio-plastiche, pannelli, sono in forte espansione, date le caratteristiche peculiari di questa pianta, che garantisce una robustezza senza pari in nessun altro tipo di fibra naturale o sintetica, e con le sopramenzionate caratteristiche di assoluta biocompatibilità.
Vanno inoltre ricordati alcuni altri aspetti importantissimi. Dalle infiorescenze si ottengono oli ed essenze per balsami e cosmetici. Dai semi si estrae uno degli oli più pregiati esistenti in natura, sia dal punto di vista alimentare, sia da quello terapeutico. Con la fermentazione degli scarti della lavorazione della canapa si può ottenere combustibile altamente ecologico. Con la triturazione degli stessi scarti si può ottenere fertilizzante per qualsiasi altra coltura.
La versatilità di questa pianta non ha praticamente limiti. Infiniti sono gli usi che se ne possono fare.
Nel nostro progetto di coltivazione e lavorazione di canapa sativa possiamo individuare, almeno inizialmente alcune fasi:
1. Preparazione del terreno e semina;
2. Potatura delle infiorescenze per la produzione di essenze ed oli essenziali;
3. Raccolta dei semi per la produzione di olio, farina e altri alimenti;
4. Raccolto e imballaggio delle piante a fine ciclo di maturazione per la vendita ad industrie di trasformazione e produzione di fibra.
5. In prospettiva, una volta avviata la produzione e reperendo i mezzi economici necessari per l'acquisto di alcuni macchinari e mezzi meccanici si può pensare nel medio termine ad una seconda fase di pre-lavorazione industriale, attraverso:
6. Decorticazione degli steli e/o macerazione.
A lungo termine è anche possibile pensare di avviare qualche attività di tipo artigianale di filatura e tessitura.
Alcune lavorazioni di tipo artigianale sono invece immediatamente possibili: oggettistica, addobbi e decorazioni, gadgets e souvenir, e qualsiasi tipo di creazione artistica la fantasia consenta di escogitare.
C.2 Produzione e conservazione prodotti biologici
C.3 Artigianato, artigianato artistico
La caratteristica del lavoro artigianale è quella di produrre dei “pezzi unici”, perché il lavoro manuale porta sempre all’oggetto qualcosa di chi lo produce. Ed è spesso considerato un’arte perché richiede una totale dedizione. Infatti spesso l’artigianato e l’arte si confondono; ciò che li contraddistingue è l’utilità della produzione. L’artigianato produce “utensili”, oltre a beni di prima necessità, come indumenti o mobili.
Anche il lavoro artigianale all’interno del villaggio avrà lo stretto legame con la terra e con la ricchezza dei materiali che vi si trovano; accanto alla grande parte di produzione e conservazione del cibo c’è la creazione di oggetti a partire da materiali naturali non sofisticati, quali legno, tessuti, creta, …
La lavorazione artigianale dei materiali naturali permette di ritrovare i ritmi dei gesti in un’ottica creativa e di seguire interamente il percorso produttivo dalla ricerca e lavorazione della materia prima sino alla progettazione e confezione del prodotto finale; nel totale rispetto del pianeta.
La valorizzazione del lavoro manuale, dei beni della natura, e del gusto personale fa del lavoro artigianale la fucina della creatività, dove ciascuno può scegliere i propri ritmi di produzione, che cosa desidera produrre e con quali tecniche. Questo permette di trovare un senso nel lavoro, che è qualitativo e artistico ma anche utile alla collettività. Il lavoro manuale riporta inoltre a una dimensione naturale l’agire dell’uomo nel mondo e ha una grande valenza pedagogica e formativa.
Il Laboratorio artigianale farà la lavorazione dei materiali naturali per la produzione dei beni necessari al villaggio:
MOBILI IN LEGNO, GIUNCO, BAMBU’, FERRO - VETTOVAGLIE IN LEGNO, PIETRA, CRETA, RAME - TESSUTI IN CANAPA, LANA, COTONE; FELTRO
ABBIGLIAMENTO E BIANCHERIA PER LA CASA - STRUMENTI MUSICAL I
GIOCATTOLI – CANDELE – BORSE - LIBRI E QUADERNI – LAVORAZIONE DEL CUOIO – CARTAPESTA - PRODUZIONI ARTISTICHE.
C.4 Agriturismo, bed & breakfast, rifugio, ostello, escursioni
C.5 Eventi creativi, formativi, artistici
La portata culturale d’una comunità che sceglie la sostenibilità, diventa necessariamente un crogiuolo di nuove visioni del mondo, atte a garantire il futuro a chi verrà dopo di noi. In quest’ottica riteniamo doveroso promuovere l’apertura all’esterno della comunità per dimostrare che si può vivere senza inquinare, educando alla pacifica convivenza, alla crescita individuale e collettiva, a nuovi paradigmi che l’evoluzione ci offre.
Sarà dunque fondamentale per il villaggio attivarsi nel realizzare un calendario di eventi tematici e divulgativi (seminari, stage, incontri) nonché una serie di eventi creativi di arti e mestieri, in ogni loro forma espressiva, anche collaborando con altre entità.
Verrà dunque redatto annualmente un programma in cui si contemplino eventi relativi alla formazione e divulgazione di:
1. Permacultura, agricoltura sinergica
2. Guarigione della terra, energie rinnovabili, bioarchitettura
3. Pedagogia ed educazione permanente
4. Reading di poesia, stage di pittura, scultura, teatro, fotografia ecc.
5. Feste stagionali, raduni di villaggi
Tale programmazione verrà curata dai rispettivi referenti di concerto con le strutture di accoglienza e ristoro della comunità.
La dimensione economica del settore culturale, formativo ed artistico si avvarrà anche del sostegno della Casa Editrice e di coloro che si occuperanno di divulgare in Internet, attraverso il sito e le newsletter, le iniziative.
Come per ogni altro settore produttivo, anche i proventi di tali attività culturali andranno a beneficio dell’intera comunità e in parte reinvestiti nella programmazione degli anni successivi.
C.6 Attività editoriali e multimediali
L’opera di informazione e sensibilizzazione sui temi della difesa dell’ambiente, dell’ecologia, del bioregionalismo, della permacultura, e quant’altro, sarà uno dei punti di forza dell’eco-villaggio.
Dal punto di vista informatico si può pensare ed impostare fin da subito un SITO INTERNET che funga da portale italiano per l’accesso alle tematiche legate al concetto di eco-villaggio, con un occhio di riguardo anche al panorama internazionale, e che si vada ad affiancare ai vari siti e portali veri e propri del biologico già operanti. Un contenitore, peraltro finora inesistente, che instradi velocemente il visitatore sulle diverse strade percorse e percorribili per la salvaguardia dell’ambiente e della vita, e alla vastissima gamma di tematiche ed argomentazioni ad esse legate.
Una sezione del sito sarà naturalmente dedicata alla nostra esperienza, fornendo informazioni aggiornate e dettagliate su di essa, in modo chiaro, accessibile e trasparente.
Naturalmente ad esso sarà annessa una MAILING LIST, che fungerà da forum permanente di discussione su questi concetti ed esperienze, e che unirà i principi ispiratori degli eco-villaggi con le tematiche proposte dall’Osservatorio Etico Ambientale, producendo altresì in tal modo nuove visioni, ispirazioni e sperimentazioni, ed arricchendo il livello della discussione con i contributi che singoli o gruppi vorranno apportare.
Riteniamo altresì opportuno, qualora le forze e le competenze ce lo permettessero, affiancare a questo sito una RADIO ON-LINE che informi e allieti gli ascoltatori sulle tematiche affrontate all’interno del sito stesso, e questo in considerazione della effettiva mancanza nel panorama sia italiano sia internazionale di una radio di tal fatta.
Per quanto riguarda invece l’attività editoriale su carta, si nota sul panorama nazionale una mancanza di un bollettino efficace ed esaustivo delle esperienze della rete degli eco-villaggi, e più in generale della pratica della permacultura.
Nel nostro progetto editoriale riveste dunque un ruolo fondamentale la pubblicazione di una RIVISTA che abbia l’ambizione di arrivare a parlare alla gente comune, che vive non solo in campagna ma anche e soprattutto in contesti urbani, dell’esperienza dell’eco-villaggio, dell’agricoltura biologica e sinergica, di un rapporto con la terra più significativo e pregnante, e che riproponga con forza delle strategie percorribili e concrete per avvicinarsi alla “cultura” della terra.
La catena distributiva potrebbe partire inizialmente dalla fitta rete di associazioni che si occupano di ambiente e salvaguardia del pianeta, dai numerosi punti vendita del biologico ormai presenti in modo cospicuo anche in ambito metropolitano, da ristoranti vegetariani e macrobiotici, ecc. e da singoli simpatizzanti che si propongono come sostenitori e/o diffusori.
La testata potrà essere editata inizialmente come supplemento a qualche rivista già esistente, disponibile e a noi affine (ce ne sono molte), per poi autonomizzarsi dotandosi di mezzi propri di distribuzione e diffusione.
Nel nostro progetto la rivista sarà il primo passo verso la costituzione di una CASA EDITRICE che immaginiamo veicolo di propagazione delle opere culturali e letterarie che componenti del gruppo o esterni a noi affini vorranno far conoscere: poesie, documenti, narrazioni e quant’altro.
Al crocevia tra Casa Editrice e Sito Internet si inscrive, infine, il progetto di pubblicare dei CD-ROM nei quali confluirebbe tutto il materiale delle nostre ricerche nei vari ambiti del sapere, sia pratico sia teorico, che porteremo avanti quotidianamente.
D. LA DIMENSIONE ETICO-SOCIALE.
D.1 Educazione ambientale e pedagogia
L’educazione e la formazione permanente della coscienza ecologica del singolo e della comunità, sono il fulcro dell’ecovillaggio. Ogni singolo individuo che vi risiede è invitato ad effettuare una scelta quotidiana dei suoi comportamenti, che determinano la sostenibilità e la continuità dell’ AGRI-CAMP stesso; questo mettersi in gioco di ciascun componente permette al complesso di divenire un vero e proprio laboratorio sperimentale di educazione ambientale (includendo la valutazione di comportamenti e scelte quotidiane nei confronti dell’ambiente, compatibili con un futuro vivibile). La struttura di eco-villaggio si fonda sul principio di comunità e la struttura di una comunità muove i suoi ritmi nel rispetto degli spazi dedicati ai bambini.
Nell’ AGRI-CAMP HABITAT i bambini saranno inseriti in un contesto educativo allargato all'intera comunità, laddove ogni adulto diventa ed è un educatore, con il suo stesso esempio di vita. Ovviamente sarà ben chiaro il ruolo dei maestri, i quali lavoreranno fianco a fianco con i genitori ed in piena autonomia per gli spazi didattici che gli competono.
Nel villaggio la realtà degli adulti appare al bambino qualcosa di veramente coerente e fa sfociare in lui il rispetto profondo per qualsiasi educatore, sia esso il maestro o l'agricoltore o l'artista e il genitore.
Su questi presupposti si riuscirà dunque ad elaborare con serenità una pedagogia legata alle qualità fisiche, animiche e spirituali dei bambini di questo nuovo millennio.
La didattica e l'antropologia che si svilupperanno in seno ai laboratori didattici saranno ispirate dalle stesse manifestazioni di questi bimbi perfettamente armonizzati con l'ambiente e con la comunità.
Non vogliamo qui esporre un trattato di pedagogia, considerando fra l'altro che si tratta di una scienza in divenire che potrà svilupparsi appieno solo in seno all'insediamento. Possiamo però dire che è nostro intento fornire dei nuovi strumenti didattici creando nuove fiabe, fornendo nuovi giochi che possano sviluppare anche l'intuizione ed una sensibilità alla vita completamente rinnovata. E’ ovvio che tutta l’educazione scolastica sarà imperniata sull’apprendimento attivo: si impara facendo, sperimentando, sbagliando. Si impara con il cuore, le mani, i sensi, tutto il corpo, non solo con il cervello.
L’ AGRI-CAMP HABITAT si propone inoltre di offrire servizi alle scuole esterne, nella stessa ottica pedagogica: l’organizzazione e la gestione di soggiorni, campi estivi e progetti mirati a lungo termine, sulla linea di esperienza delle fattorie didattiche, ma con l’ampiezza che può offrire la struttura del villaggio.
Le fattorie didattiche del genere RISEA (Rete Italiana Scuole di Ecologia all’ Aperto), pongono le loro radici sull’importanza di fare scuole a stretto contatto con la natura e i suoi cicli con attività all’aperto, che educano a salvaguardare la Terra.
Le attività didattiche proponibili alle scuole sono:
· L’orto biologico sinergico
· L’orto botanico
· I cicli di produzione degli alimenti
· Il pane
· Il compostaggio dei residui organici
· La cura degli animali d’allevamento
· La lavorazione dei prodotti di derivazione animale
· Lo stagno e la fitodepurazione
· Il giardino
· Il frutteto
· I laboratori artigianali
· I laboratori artistici
· Le energie alternative
· La bioarchitettura
A queste attività, legate all’insediamento umano, possono essere aggiunte quelle per la zona boschiva (pulizia del bosco, costruzione di capanne), per i corsi d’acqua, e i percorsi naturalistici nella riserva naturale:
· Giochi di orientamento
· Osservazione di piante e animali
· Osservazione delle stelle, della luna e del sole
Sottolineiamo il valore pedagogico che ha per il bambino seguire il percorso completo di produzione alimentare: dalla semina alla raccolta alla cucina al piatto, per educare il gusto.
In sintesi il progetto HABITAT può essere una “scuola di vita”, un centro di ecologia pratica, cioè una concreta prospettiva per il futuro dei nostri bambini su questo pianeta.